Archivia 18/12/2013

Premio giornalistico Miriam Mafai

Il premio giornalistico “Miriam Mafai” nasce per valorizzare giovani giornaliste professioniste, pubbliciste, praticanti ed emergenti. Il concorso vuole premiare gli articoli giornalistici che abbiano raccontato la cronaca, la politica, l’attualità, la cultura del nostro Paese, e che siano stati pubblicati su quotidiani, periodici, testate giornalistiche on-line.
Il premio, alla sua prima edizione, è promosso dall’Associazione Stampa Romana, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Lazio, la Federazione Nazionale della Stampa, l’Associazione Miriam Mafai, il Gruppo Editoriale L’Espresso, in memoria della giornalista e scrittrice Miriam Mafai scomparsa il 9 aprile 2012.
Miriam Mafai del lavoro del giornalista soleva dire:

“Il bello del nostro mestiere è nello stare giorno per giorno dentro le cose, di capire o di cercare di capire tutto ciò che di nuovo si manifesta in tutte le pieghe della società: essere i testimoni e i garanti del possibile che emerge. Ma per cercare di capire bisogna avere occhi sgombri da prevenzioni e ideologie. Si può essere curiosi soltanto se si è liberi”.

Queste parole racchiudono il senso del premio giornalistico a lei dedicato.
Il premio è rivolto alle giornaliste professioniste, pubbliciste, freelance, praticanti e allieve delle scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine, che non abbiano ancora compiuto 35 anni alla data di pubblicazione del bando.
Possono essere presentati articoli pubblicati dal 9 aprile 2013 al 15 febbraio 2014.
Per maggiori informazioni scarica il bando
 
 

Immagine: cronaca.nanopress.it

Sono colta, preparata e arrabbiata

Buongiorno, qualcuna di voi mi saprebbe spiegare perché mai le “femmine” mediamente eccellono rispetto ai colleghi maschi in tutti, o quasi, i percorsi scolastici, dalle elementari ai licei o istituti tecnici che siano, fino alle università, eccetera eccetera, e poi, …magicamente!, quando si tratta di passare al mondo del lavoro questa eccellenza, chissà come mai mi domando…, cessa di esistere?!?
Domanda retorica, si risponderà! Infatti, la vera domanda non è “perché mai” ma piuttosto: perché deve essere ancora e sempre così? Che cosa manca a noi donne per ottenere questo legittimissimo riconoscimento?
Sono arrabbiata, e molto, nella vita ho studiato e faticato tanto, tantissimo per ottenere sempre ottime prestazioni e grandi riconoscimenti, e tutto questo… per che cosa?
Per ritrovarmi oggi, a 29 anni, laureata ormai da più di cinque anni, senza un lavoro fisso e con accanto un compagno che, chissà come mai (stessa formazione, stesso iter lavorativo…), si ritrova con un contratto a tempo indeterminato e un compenso magari non elevatissimo ma che di questi tempi è una specie di lusso. Mi si dirà che saranno altri i fattori, caratteriali o contingenti, chissà, io invece mi faccio sempre più convinta che il fattore “genere” sia nel fondo quello determinante.
Sono curiosa di conoscere la vostra opinione.
Ringraziandovi sin da ora per un riscontro, cordiali saluti
Bianca

Cara Bianca, ti risponderò facendo innanzitutto riferimento a uno stralcio tratto dalla sintesi del Rapporto annuale Istat 2011, con alcuni dati particolarmente significativi in merito a ciò che ci scrivi:

“La crisi ha ampliato i divari tra l’Italia e l’Unione europea nella partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Il tasso di occupazione delle donne italiane, già inferiore alla media europea tra quelle senza figli, è ancora più contenuto per le madri, segno che i percorsi lavorativi delle donne, soprattutto quelli delle giovani generazioni, sono segnati dalla difficoltà di conciliare l’attività lavorativa con l’impegno familiare. Non a caso più di un quinto delle donne con meno di 65 anni occupate, o che sono state tali in passato, dichiara di aver interrotto l’attività lavorativa nel corso della vita a seguito del matrimonio, di una gravidanza o per altri motivi familiari, contro appena il 2,9 per cento degli uomini. Per le donne che hanno avuto figli la quota sale al 30 per cento; nella metà dei casi la causa dell’interruzione è proprio la nascita di un figlio.”

Mi dirai: “io non parlo di figli e di maternità”, e può benissimo essere che né tu né il tuo compagno abbiate intenzione di avere figli, nulla di anomalo, ma devi sapere – e qui sta il punto di contatto tra questo stralcio e la tua mail – che una donna è, volente o nolente, una “madre potenziale”, e questo già di per sé costituisce un fattore discriminatorio. Nei colloqui, di questo, si tiene conto eccome!
Cioè a dire: la tua convinzione relativamente al fattore “genere” è tutt’altro che infondata, anzi, a guardare le statistiche – anche con sguardo rapido e superficiale – non vi è alcuna ombra di dubbio quanto a questo.
Figurati che a tutt’oggi esiste una legge che tutela la donna a partire dalla data di matrimonio, impedendo al datore di lavoro di licenziare la dipendente per tutto l’arco dell’anno a seguire tale data. Ma questo, lungi dall’essere un privilegio, è un chiaro sintomo di come ancora oggi si ragioni: un matrimonio può voler dire figli/e imminenti, e, se non ci fosse questa legge, anche solo questa remota “possibilità” indurrebbe tanti datori di lavoro a procedere con licenziamenti (così di fatto avveniva in passato, altrimenti la legge non avrebbe visto luce).
Lo scenario dunque è fosco, anche se tante lotte sono state fatte e si fanno ancora oggi, così come tanti risultati – almeno sulla carta – sono stati ottenuti: non bisogna demordere.
Avere già questa consapevolezza, di far parte di una ampia e millenaria “problematica” di tipo sociale e culturale, dovrebbe aiutarci a proporci con maggiore convinzione sapendo che il disvalore che eventualmente ci viene “proiettato addosso” (con il mancato riconoscimento professionale, e altro) fa parte di un preciso terreno socioculturale, che ci riguarda tutte e tutti, uomini e donne.
Sperando di averti offerto spunti utili, ti auguro di ottenere presto tutto ciò che di certo ti meriti di raggiungere!
Un caro saluto,
Susanna Fresko
 

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Intestare una casa a una persona minorenne

Gentile Avvocatessa,
scrivo per avere un parere in merito ad una questione che si pone alla mia famiglia. Sono madre di due ragazzi uno maggiorenne che frequenta l’università e l’altro minorenne di anni 14 e in conseguenza del decesso di un parente ho ereditato una discreta somma di denaro che vorrei investire per il futuro dei miei figli. Ho pensato, dunque, di acquistare una casa ed intestare la stessa ai ragazzi che ne potranno usufruire per loro o eventualmente metterla a reddito, tuttavia, ho sentito dire che non posso intestare la casa al minore, è vero?

Gentilissima Signora,
innanzitutto, premetto che è possibile intestare un immobile ad un minore previa necessaria autorizzazione del Giudice Tutelare competente per territorio, motivando la richiesta e precisando che il minore non dovrà sopportare alcun onere e/o spesa; immagino, invero, che ogni costo connesso e conseguente verrà sopportato da Lei quale genitore esercente la potestà sul figlio minore. In questo modo, Lei potrà essere autorizzata a sottoscrivere il rogito notarile in nome e per conto di suo figlio.
Preciso, tuttavia, che tale immobile, almeno sino al raggiungimento della maggiore età del ragazzo, resterà vincolato all’esclusivo interesse del figlio minore, pertanto, ogni ulteriore disposizione del bene richiederà un’ulteriore autorizzazione ad hoc del Giudice Tutelare.
Cordiali saluti
Avv. D.M. Sportello Donna Cernusco s.N.
 

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Un progetto di formazione per sciogliere il nodo della violenza di genere

Sciogliere il nodo della violenza di genere. Percorsi di formazione e azioni condivise per rafforzare la rete territoriale

Questo il titolo del nuovo progetto che l’Assessorato alle Pari Opportunità vuole mettere in campo il prossimo anno per proseguire nel percorso della lotta agli stereotipi e alle discriminazioni di genere.
Per poterlo realizzare, però, l’Amministrazione Comunale ha chiesto alla Regione, tramite la partecipazione ad uno specifico bando, un finanziamento di circa 8.000 euro. Se arriveranno i fondi necessari, il progetto conta di realizzare iniziative di divulgazione, campagne informative e percorsi formativi come convegni, seminari tematici, prodotti di informazione e comunicazione, formazione e molto altro ancora.

Nel progetto, che durerà otto mesi, saranno coinvolte la Polizia locale, i Servizi sociali, l’Asl, l’Azienda Ospedaliera, le scuole e le associazioni che operano sul territorio: tra queste realtà sarà realizzato un Protocollo d’Intesa.

Dai dati ISTAT emerge che nelle regioni del nord Italia vi è un maggiore tasso di vittimizzazione, che la fascia di età più a rischio violenza è quella compresa tra i 25 ed i 44 anni e che chi la subisce tra le mura domestiche sono per lo più donne giovani di età compresa tra i 16 ed i 34 anni. Nei Comuni con un numero di abitanti compreso tra 2.000 e 50.000 (Cernusco ne conta 31.000), inoltre, è ancora basso il numero di coloro che considerano un reato la violenza sulle donne. I dati raccolti in città dalla Polizia Locale indicano un crescendo di situazioni di coppia e familiari soggette a episodi e manifestazioni violente: nel 2013 sono stati 23.
 

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Senza paura

L’Assessorato alle Culture e alle Pari Opportunità, in occasione delle Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne che si celebra il 25 novembre, ha organizzato per mercoledì 27 novembre alle 21 presso “La Filanda” il

concerto letterario “Senza Paura”

Sarà un’ulteriore occasione per riflettere, accompagnati dalla fisarmonica di Sara Calvanelli e dalle parole della voce recitante di Sandra Zoccolan, su un tema scottante e così diffuso tanto che altri dati dicono che una donna su tre, in età compresa tra i 16 e i 70 anni, è vittima di violenza e che il 35% di queste non presenta denuncia.

“Purtroppo dobbiamo constatare – ha dichiarato l’Assessore alle Culture e alle Pari Opportunità Rita Zecchini – che le leggi che sono state adottate in questi anni contro la violenza sulle donne non bastano ad arginare il problema. Bisogna, infatti, intervenire sull’aspetto educativo e culturale della nostra società: solo agendo in questo modo si otterranno dei risultati. In particolare a cambiare deve essere il rapporto tra l’uomo e la donna che deve essere costruito a tutti gli effetti come un rapporto positivo ed alla pari. Ricordo – ha concluso l’Assessore – anche i progetti che stiamo realizzando nelle scuole per coinvolgere in prima persona i giovani affinché costruiscano consapevolezza per sconfiggere la violenza sul nascere toccando le corde profonde della relazione uomo-donna e nutrendola di concetti come rispetto, uguaglianza e amore”.

Ricordiamo i numeri: Centoventi donne uccise in Italia da partner o ex partner nel corso del 2012. Sessantacinque, invece, i femminicidi registrati, sempre nel nostro Paese, dallo scorso gennaio ad oggi. La violenza contro le donne è dunque un terribile fenomeno che non accenna a diminuire e che va contrastato con ogni mezzo.
Nel corso della serata sarà inoltre proiettato il cortometraggio “Tu mi fai girar… come fossi”, realizzato da ragazze e ragazzi del Centro di Aggregazione Giovanile Labirinto di Cernusco e vincitore del concorso “Rompere il silenzio”, promosso dalla Provincia di Milano, che in soli sessanta secondi riesce a trattare il tema della violenza sulle donne. Chi si recherà alla Filanda per seguire il concerto avrà anche la possibilità di visitare l’anteprima della mostra fotografica “Dedicato alle donne – omaggio alla femminilità e alle sue sfumature” con le immagini realizzate dal Circolo Fotografico Carpe Diem di Cernusco.

Dal 30 novembre al 14 dicembre la mostra sarà allestita nei locali della Biblioteca.

 

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Dopo l incontro con la scienziata e senatrice Elena Cattaneo

Quando abbiamo invitato la scienziata neo senatrice Elena Cattaneo a raccontarci la sua esperienza di donna scienziata e ora anche di parlamentare, non ci aspettavamo un incontro come quello che ci ha regalato venerdì scorso, 15 novembre, alla Vecchia Filanda.
Armata del suo portatile, ha tenuto una vera e propria lezione sui vari aspetti della ricerca scientifica, fatta di passione, di umiltà, di etica rigorosa e addentrandosi persino nella specifica ricerca che il suo gruppo conduce da anni sulle cellule staminali, con la finalità di sconfiggere il morbo di Huntington.
La chiarezza del suo linguaggio ha reso comprensibile al pubblico della sala l’importanza della conoscenza scientifica, mai separata da quella umanistica, e la necessità di pretendere dalla politica un grande impegno verso la cultura in generale e verso la ricerca scientifica in particolare, che vuol dire benefici per l’umanità.
Con molta semplicità e ironia ha raccontato gli emozionanti incontri al Quirinale e la sua nomina a senatrice a vita che vuole sfruttare per portare anche in Senato lo spirito e il valore della ricerca, raccogliendo con orgoglio il testimone che fu di Rita Levi Montalcini
Interessanti gli interventi delle altre due relatrici: Liliana Moro, ricercatrice storica di Donne e Scienza, che ha sottolineato i pregiudizi in tutti i tempi nei riguardi delle donne, in campo scientifico; e Valeria Sordi, volto noto a Cernusco in quanto Presidente dell’associazione EcceMamma e ricercatrice altrettanto appassionata che riesce a coniugare le varie attività e la cura della famiglia, sorretta da una grande determinazione.
Gruppo UDI Donnedioggi di Cernusco sul naviglio e Martesana
 

Valeria Sordi, Liliana Moro, Ernestina Galimberti, Elena Cattaneo

Valeria Sordi, Liliana Moro, Ernestina Galimberti, Elena Cattaneo

Foto: UDI Donnedioggi

Maternity blues: quando una madre uccide.

Maternity Blues, tratto dal dramma teatrale “From Medea” di Grazia Verasani è un film italiano del 2011 diretto da Fabrizio Cattani e distribuito in Italia dopo essere stato presentato in anteprima alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Non conoscevo questo film prima di essere invitata ad un incontro da parte dei ragazzi dell’Associazione In-formazione, una associazione studentesca nata all’interno del corso di Servizio sociale dell’Università Milano Bicocca, per discutere appunto di Maternity blues.

Maternity blues in breve

Il film racconta la storia incrociata di quattro donne diverse tra loro, ma legate da una colpa comune: l’infanticidio. Clara, la protagonista, è una giovane donna che come estrema conseguenza di una depressione post-partum ha annegato i suoi due figli. Ricoverata in un ospedale psichiatrico, entra in contatto con una comunità di donne-Medee che hanno tutte affrontato il gesto estremo dell’infanticidio. In modo particolare, stringe rapporti con le tre compagne di stanza Eloisa, Rina e Vincenza, ognuna dotata di un carattere estremamente diverso e di una complessa fragilità. Mentre la vita nell’istituto procede fra sedute di terapia di gruppo, piccole crisi e felici momenti di festa, al di fuori Luigi, il marito di Clara cerca lentamente di ricostruirsi un’esistenza serena pur rendendosi conto di non riuscire a smettere di amare la donna che gli ha dato e poi portato via i suoi figli.
Quello della madre assassina è un tema che, pur nato nella classicità, non ha mai smesso di inquietare la nostra morale e in modo particolare la nostra cultura, per la quale l’istinto materno è ancora conditio sine qua non della femminilità.
Un film duro, che non fa sconti e che colpisce alla pancia affrontando con sensibilità un tema “faticoso”. Mi è piaciuta la scelta del non giudizio nei confronti delle protagoniste, ma neppure di una giustificazione e, tanto meno, di assoluzione. Vediamo semplicemente la fotografia delle loro vite, raccontate dal luogo dove stanno scontando la loro pena, l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario, e contemporaneamente cercando di «curarsi» con il supporto di psichiatri.
E’ interessante sottolineare come le donne vivano “sospese” in un limbo dalle pareti sottili che le separa, ma al tempo stesso le protegge dal mondo reale. Un limbo difficile da varcare anche per via di quei pregiudizi e quella superficialità a cui i media e la società ci hanno abituato.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, la Maternity blues depressione post-partum – rappresenta la più comune delle sindromi del puerperio e la sua frequenza é particolarmente elevata (dal 25 all’85% di tutte le donne che hanno partorito e sperimentano una certa instabilità emotiva nelle prime settimane dopo il parto). Sostanzialmente è una sindrome legata alle brusche variazioni ormonali che avvengono qualche giorno dopo il parto e tende ad autolimitarsi per poi scomparire definitivamente nel giro di pochi giorni, ma non sempre è così.

Come riconoscere i sintomi della Maternity Blues?

Sbalzi di umore, umore labile con facile tendenza al pianto, tristezza, ansia, mancanza di concentrazione e sensazione di dipendenza sono solo alcuni dei segnali che potrebbero condurre la neo mamma verso una depressione post- partum. La Maternity blues infatti è provocata da molti più fattori: importanti sono i rapidi cambiamenti ormonali con la caduta dei livelli di estrogeni e di progesterone che avvengono subito dopo il parto, lo stress psico-fisico legato al momento del travaglio e del parto, le possibili complicanze fisiche del post-partum, come i postumi del taglio cesareo che limitano l’autonomia della madre, la fatica fisica, l’ansia legata all’aumento delle responsabilità, l’insorgenza di imprevisti o contrasti con i familiari, i parenti.
In questa situazione è molto importante poter condividere le esperienze provate con altre mamme e poter pianificare una buona divisione dei compiti con il compagno o i familiari stretti.

Si può curare la Maternity blues?

Data la sua transitorietà non rende necessari interventi medici e psichiatrici specifici o particolarmente strutturati. La maggior parte delle volte informazione, rassicurazione e supporto dei familiari sono sufficienti. Infatti sebbene la sintomatologia possa essere dolorosa, tipicamente non si riflette sulle capacità della mamma di prendersi cura di sé e del proprio bambino.
E’ importante fornire indicazioni alle dimissioni dal parto circa l’assetto di vita possibilmente da promuovere nei primi mesi dopo il parto in modo particolare per quelle neomamme che hanno già nella loro storia dei fattori di rischio per una depressione post-partum quali un sonno adeguato per quantità e qualità, l’eliminazione di caffeina, nicotina ed altro, la riduzione degli stress psicosociali e l’indicazioni di tecniche di rilassamento del corpo.

Dato che le neomamme vengono generalmente dimesse dall’ospedale pochi giorni dopo il parto, dovrebbero tuttavia essere informate di questa condizione prima della dimissione ed è altresì importante riconoscere la maternity blues perché il 20% delle mamme che ne soffrono svilupperà in seguito una depressione puerperale.

Nonostante le generalizzazioni di sintomi e probabili cure,ogni donna lo sappiamo bene è un mondo a sé e per questo è importante imparare a conoscersi e sapere quando si è troppo vicini al limite per provare a tornare indietro. A questo punto è fondamentale il ruolo della famiglia e in prima linea del compagno di vita che non può e non deve considerare il figlio appena nato un onere e onore solo della madre, ma deve impegnarsi al suo fianco ogni giorno per condividere le tante gioie ma anche le paure e le “ombre”.
Concludo con una frase del film che vuole portarci a riflettere, donne e uomini senza distinzione:

“ Cos’è una madre? Una che non può fallire mai? Quando è nato mio figlio mi dicevano che l’istinto materno verrà naturale appena lo terrò tra le mie braccia, che sono tutte uguali le donne ma non è andata così. Non incolpo nessuno per quello che ho fatto, a parte me.”

 

Lo sguardo di Giulia contro la violenza sulle donne

martedì 12 novembre, a partire dalle ore 17.30, presso l’Umanitaria a Milano, premiazione del concorso “Lo sguardo di Giulia”

 
“Chiamala violenza, non amore”, ovvero chiama il pane pane, il vino vino, le botte violenza: sia quando parli con parole sia quando ti esprimi per immagini.

E’ il tema della prima edizione da poco conclusa del premio “Lo sguardo di GiULiA”, organizzato dal gruppo lombardo dell’associazione nazionale delle “Giornaliste Unite, Libere, Autonome”.

All’iniziativa hanno partecipato 44 fotografi, professionisti e non, tra cui una decina di ragazzi sotto i 18 anni, che hanno raccolto la sfida di dare forma a un’idea innovativa, drammatica o ironica, per rappresentare la violenza sulle donne al di fuori dei soliti stereotipi, deprimenti e offensivi.
Tra le 125 foto ed i 7 video ricevuti, la giuria composta dal coordinamento di GiuliaLombardia ha scelto 6 autori, che verranno premiati ed esposti, insieme a un’altra trentina di opere selezionate,

nel Chiostro dei Glicini, alla Società Umanitaria (ingresso da via San Barnaba 48) dal 12 al 16 novembre 2013.

La sera dell’inaugurazione, martedì 12 novembre, a partire dalle ore 17.30 si terrà la consegna dei premi e il varo della mostra, aperti al pubblico e accompagnati da due brani dell’attrice Consuelo Ciatti, tratti dallo spettacolo «Sangue Nostro» sulla violenza, tema che tornerà anche nei saluti della delegata del sindaco Francesca Zajczyk e di Anita Sonego, presidente della Cpo del Comune di Milano. Comune di Milano che ha dato il suo patrocinio alla mostra. Mentre la Società Umanitaria ha offerto gli spazi sino a sabato 16 novembre.

L’obiettivo del premio nasce dal desiderio delle giornaliste di cambiare l’immaginario vecchio e maschilista legato alla violenza sulle donne, che troppo spesso i media alimentano con fotografie tra sensazionalismo e vittimizzazione, rappresentando perlopiù figure femminili giovani, accovacciate per terra, scarmigliate e seminude, senza mai rendere visibile l’aggressore.
Uno sguardo e una sensibilità diversi segnano invece le opere dei numerosi partecipanti. In particolare Rossella Leone, nella categoria under 18, ha vinto il primo premio per il suo delicato ritratto “Le donne non si toccano nemmeno con un fiore”. Tra i non professionisti, è stato premiato Marco Castelli di Firenze, autore di una serie di “donne nel mirino” (“Shooting”), mentre Armando Casalino di Trieste ha vinto per il suo progetto che indaga forme di violenza di altre culture, come l’infibulazione, il breast ironing o l’obbligatorietà del burqa. Premio ex aequo per due professioniste: Karen Di Paola di Roma che in “Freedom” raffigura una donna con il volto rinchiuso in una sorta di gabbia e Ylenia Carnevali di Lucca che ironizza sull’ambiguità dell’“uomo perfetto” oscillante tra tenerezza e brutalità.
Il video premiato, del romano Paolo Samarelli è un breve, provocatorio disegno animato che trasforma un cuore in una mano pronta a colpire.
Scarica la locandina

Incontro con Elena Cattaneo

Il Gruppo UDI ‘Donnedioggi’ , in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Cernusco s/N, ha organizzato un

INCONTRO CON ELENA CATTANEO

scienziata e senatrice a vita

venerdì 15 novembre, ore 21

Si parlerà, oltre che della sua esperienza personale, umana e professionale, del rapporto tra donne e scienza, donne e ricerca in Italia, della possibilità per le donne di accedere ai ruoli dirigenti nel settore, del rapporto tra tempo per la ricerca e tempo per la famiglia.
Intervengono:
Liliana MORO
Associazione “Libera Università delle Donne”, storica
Valeria SORDI,
Presidente Associazione “ecceMamma”, ricercatrice

Bau Atelier calendario novembre

Domenica 10 novembre dalle 10.30 alle 12.00 appuntamento dedicato ai CUCCIOLI DI BAU, lettura e momento creativo da trascorrere insieme con mamma o papà ispirato alla storia “IL GALLO GIRAMONDO” di Eric Carle. Prenotazione obbligatoria al 334 3951033
venerdì 15 novembre alle ore 21 presso la Biblioteca Lino Penati CONFERENZA SU JACKSON POLLOCK organizzata dall’assessorato alla cultura a cura di Elisa Grassi di Incursioni d’Arte.
sabato 16 novembre dalle 15.30 alle 17 LABORATORIO ARTISTICO ISPIRATO A POLLOCK per bambini dai 5 ai 13 anni che sperimenteranno la tecnica del DRIPPING. Sono necessari abiti comodi. Prenotazione obbligatoria al 334 3951033.
domenica 17 novembre, dalle 15.00 alle 17.00 presso la nostra sede “DALLA CATENELLA A…”dedicato a chi vuole imparare i punti di base dell’uncinetto o perfezionare la tecnica.
mercoledì 20 novembre dalle 20.30 alle 23.30 PRINCIPESSA JASMINE, lezione di CAKE DESIGNpasta di zucchero “modellata ad arte” a cura di Linda Biancardi per decorare una torta a tema.