La storia di una donna molto giovane che si rivolge allo Sportello Donna per le difficoltà che sta vivendo nel rapporto di coppia. Teme l’abbadono più del dolore, come molte altre donne invischiate in una relazione violenta.
Giochi relazionali di forza e debolezza, incastri complementari che si autoalimentano, a volte sembrano interrompersi, ma in realtà si fermano soltanto per riprendere come e più di prima. Violenza, violenza domestica, violenza psicologica, violenza sessuale, violenza fisica, violenza economica … le facce attraverso cui si manifesta possono essere molteplici, ma gli effetti sulle donne sono, almeno inizialmente, sempre gli stessi: paura, silenzio, vergogna e negazione.
Talvolta la donna non lo ammette neanche a se stessa e costruisce una narrazione in merito alla violenza esperita, volta a giustificare il comportamento reiterato del suo uomo e la sua scelta di perdonarlo continuamente nella speranza che quella sia davvero stata l’ultima volta.
Così si presenta Manuela, una donna molto giovane che arriva al servizio Sportello Donna di Cernusco S/N, intimorita, disorientata e soprattutto molto preoccupata della possibilità che qualcuno possa scoprire che lei si sia rivolta a me, in particolare suo marito. Fatica a rivelarsi, a fornire i propri dati personali, non vuole che prenda appunti per non lasciare traccia di lei.
Solo quando si sente sufficientemente sicura che tutte le sue richieste di anonimato e riservatezza potranno essere rispettate, inizia a raccontare della sua relazione di coppia: “non è cattivo, lavora tutto il giorno per mantenerci,… poi ogni tanto quando si arrabbia…”, Manuela si blocca, cambia espressione e abbassa lo sguardo. A fatica descrive gli atti violenti che il marito agisce su di lei e subito si affretta ad aggiungere:”… poi però lui si pente,… si mette a piangere e mi chiede di perdonarlo, perché senza di me non può vivere …”.
Donne come Manuela, sembrano temere l’abbandono molto più del dolore e talvolta perfino della morte, ecco perché spesso non riescano a separasi da partner violenti o continuino a ritornare ripetutamente con loro. Spesso sono presenti in queste donne dei nuclei non risolti di dipendenza e paura della solitudine che vanno ad essere attutiti dalla relazione con il partner. La disperazione che queste donne provano quando si separano dai partner violenti non è paragonabile con nessuno stato di disagio vissuto insieme ai compagni. È come se i dolore provocato nella relazione con il partner fosse più ‘sopportabile’ rispetto a quello prodotto dalla separazione da lui.
Mettere un limite sembra proprio che sia impossibile per queste donne, è come se non avessero mai imparato a farlo, un limite alla violenza, alla sopportazione, alle richieste, al soddisfacimento dei bisogni altrui,…. Ecco allora che il primo intervento utile per loro è quello di introdurre un limite che possa garantire loro protezione e quando c’è protezione diminuisce la paura e aumenta il coraggio di rivelare e il desiderio di ritrovare se stesse.
Dr.sa Chiara Bertonati, psicologa e psicotearapueta dello Sportello donna di Cernusco S.N.
[L’immagine utilizzata per questo articolo è di Lucrezia Ruggeri, opere raccolte da oltreluna per l’iniziativa di mail-art, “Alt-ilcorpoèmio”]