Testo di strana bellezza, sospeso tra romanzo e ricostruzione storica, questo Il Libro di Blanche e Marie, edito da Iperborea. Scritto da Per Olov Enquist (nato nel 1934 in Svezia), va a scandagliare l’animo di donne che sono state protagoniste, più o meno riconosciute, del passaggio di secolo tra l’800 e il ‘900, un periodo che ha visto l’apice dell’ottimismo scientifico e l’inizio della messa in crisi di una ragione che vedrà il suo apice sociale nel lago di sangue della Grande Guerra.
La vicenda si svolge a Parigi, protagoniste la giovane Blanche Wittman, conosciuta come “regina delle isteriche”, paziente preferita del professor Charcot (maestro di Freud) alla Salpêtrière, ospedale per malati di mente, poveri e prostitute, e divenuta dopo la guarigione una delle assistenti di laboratorio di Madame Curie, la scienziata vincitrice di due Premi Nobel.
Ridotta a un torso dalle ripetute amputazioni rese necessarie dalle lesioni causate dalla radioattività, Blanche scrive febbrilmente con l’unica mano che le resta il Libro delle Domande, una sorta di diario intimo sulla natura della passione, per scoprire “la relazione tra il radio, la morte, l’arte e l’amore.”
Nel diario, e nel romanzo di Per Olov Enquist che finge di attingervi, la storia di Blanche e del suo sentimento per Charcot (che sostiene di aver “ucciso” con la sua passione), si intreccia con quella di Marie Curie e dei suoi amori: il marito Pierre, l’amante Paul Langevin, la scienza, la Polonia, il radio con la sua misteriosa e mortale luminescenza bluastra.
Marie Curie non viene raccontata al colmo dei suoi successi accademici, ma nell’attimo in cui la sua vita viene travolta e annientata dalla passione amorosa per il giovane collega Langevin, a sua volta sposato e padre di famiglia.
In anni di profonde contraddizioni, tra i primi tentativi della scienza moderna e gli ultimi resti di una percezione “magica” del mondo, le figure di Blanche e Marie, due donne “tradite dall’amore” si intrecciano cercando di penetrare, attraverso la passione amorosa, quel “continente oscuro” che è la vita stessa.
Con loro anche Jane Avril, anche lei internata alla Salpêtrière, anche lei scossa dall’energia profonda del sintomo isterico, segno di un desiderio imprigionato nel corpo, la cui natura tanto ha affascinato i migliori psichiatri (maschi) di quel tempo e a cui Freud ha cominciato a ‘dare parola’. Questa energia Jane poi la riversò nella danza, diventando una delle più famose ballerine del ‘Moulin Rouge’, immortalata per sempre dai ritratto di Tolouse Lautrec.
Intanto le donne cominciavano a prendere pubblicamente parola: è di quel periodo la lotta delle suffragette inglesi per il diritto al voto e non solo. Nel libro di Enquist si racconta di quando Marie Curie, per fuggire allo scandalo fuggì a Londra trovando rifugio a casa di una di queste donne. La descrizione della lotta nelle strade, dei digiuni volontari in carcere e della loro sorellanza esaltano la differenza che tra l’espressione inconsapevole e individuale di bisogni e diritti con la sofferenza psichica e i sintomi e la consapevolezza collettiva.
E’ quindi un libro di donne, dove gli uomini ci sono, ma sono vili e timorosi o moribondi. A sottolineare il fatto che non è certo il potere pubblico a salvarti dal desiderio di sapere e vivere ‘il segreto più profondo dell’amore’ .
Le immagini ufficiali ci mostrano una Marie posata scienziata di successo, una Blanche spossata dopo ‘l’estasi’ del sintomo isterico e Jane che danza il can can.
Enquist ci racconta, quanto reali e quanto inventate poco importa, le storie nascoste dalla Storia, restituendole carne, sangue e anima.
Per Olov Enquist
Il libro di Blanche e Marie
Traduzione dallo svedese di Katia de Marco
Postfazione di Dacia Maraini
Iperborea, 2006
pp. 264 ; € 15,00
La Biblioteca pubblica di Cernusco S/N