Un altro 8 marzo è passato. La giornata della donna anche quest’anno è stata annunciata e accompagnata da voci diverse, tante opinioni che delineano schematicamente due posizioni: è una festa da rottamare, è un’occasione da valorizzare. A Cernusco si è voluto dare valore a questa giornata.
L’associazione Donne di Oggi (UDI) e l’Associazione per una Libera Università delle Donne (LUD) per la prima volta in collaborazione, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale hanno organizzato un’iniziativa su “Donne e lavoro”, tema caldo del momento.
Il significativo titolo della serata, “Vogliamo il pane e anche le rose” esprime bene come le donne non hanno voluto perdere l’opportunità di portare la loro idea di politica e le loro priorità, il loro sguardo sulla realtà, la voglia di progettare e andare avanti. La locandina presentava così l’evento: Il lavoro che c’è, il lavoro che si è perso, il lavoro a cui si rinuncia, il lavoro precario, il doppio lavoro. Durante la lunga serata, più di due ore, alla presenza di un pubblico numeroso si sono alternate testimonianze dirette, musica , canti, letture, danze.
I racconti di esperienza hanno avuto lo spazio maggiore, hanno parlato di lavoro al femminile la giovane universitaria che vive con una borsa di studio, la mamma ricercatrice che tiene insieme lavoro e famiglia, la madre imprenditrice alla ricerca di equilibrio tra lavoro e carriera, la giovane insegnante precaria, l’educatrice alle prese con un lavoro usurante che non è riconosciuto come tale, l’emigrata sospesa tra due mondi, la mediatrice culturale, la sindaca, la sindacalista. Ogni intervento, ogni esperienza raccontata in modo semplice e diretto, ogni lettura, ha sollecitato la riflessione sulla vita vera e sulle identità del femminile.
Se qualcosa è mancato è stata la testimonianza degli aspetti più dolorosi del momento: la disoccupazione, la perdita del lavoro. Dalla serata è emersa soprattutto l’idea di una donna che sa mettere in campo le proprie risorse, che non è vittima della fatica, della famiglia, della supplenza ai servizi che mancano, ma non è venuta meno la consapevolezza che tanti ostacoli e aspetti drammatici fanno ugualmente parte della realtà femminile.
L’8 marzo è passato, ma continua. La speranza è che quello che si è realizzato abbia un seguito, che lo scambio di esperienze e di emozioni prosegua, passando attraverso le generazioni e rimescolandosi tra le persone, uomini e donne di varia provenienza: che l’8 marzo “cammini”.
Rosaura Galbiati



