Donne, di Andrea Camilleri

Donne, di Andrea Camilleri

“Donne” è l’ultimo libro di Andrea Camilleri, pubblicato per Rizzoli. 39 ritratti di figure femminili tutte diverse, alcune conosciute realmente ed altre invece riferimenti epici o protagoniste di opere liriche.

Per ognuna di loro Camilleri definisce il profilo, esalta il carattere, il temperamento e lo stile

Sono donne attraverso le quali e grazie alle quali l’autore è cresciuto e maturato come uomo. Sono donne a cui l’autore rende omaggio, figure a cui riconosce un significato. Ogni racconto corrisponde a una donna che per il suo temperamento ha lasciato un segno nel ricordo e nello sguardo dello scrittore.

C’è l’amica Elvira Sellerio, con la quale si stabilì una profonda amicizia, che prescindeva dal loro connubio professionale; Elvira nel libro viene descritta come “l’esempio assoluto del meglio della donna siciliana. Riservata, tenace, determinata, convinta delle proprie idee e pronta a battagliare per esse, e nello stesso tempo, dolcissima, generosa, comprensiva, sensibilissima.”

Ma c’è anche Elvira, la nonna di Camilleri, una donna a cui piaceva tantissimo inventare parole, una donna che Camilleri definisce come “colei che ha saputo aprire la mia fantasia e a lungo m’ha aiutato ad esercitarla”.

Poi c’è Ingrid, una donna intraprendente che conobbe a Copenaghen,  da cui trasse ispirazione per il personaggio dell’amica straniera nel commissario Montalbano. “Davanti a me stava Ingrid, più bella che mai. A metà cena, mi guardò e disse, tranquillamente, senza timore che gli altri la sentissero: “stasera, se ti va, vorrei stare con te”. Nessun equivoco era possibile. Se fossi stato in piedi, avrei barcollato. Arrossii.”

E c’è Carmela che, con il suo vivere malinconico causato dall’isolamento che si prova a vivere su un’isola come la Sicilia, spinse Camilleri ad abbandonare la terra natia.
In “Carmen”, celebre opera di Bizet, in Nora Helmer protagonista di Casa di bambola di Ibsen e in Hedda Gabler, altro personaggio di Ibsen, Camilleri rileva la forza, la ribellione e l’autonomia di donne che per la mentalità dell’epoca erano evidentemente pericolose e che proprio per questo dovevano essere punite nelle rappresentazioni.

“Insomma, una donna “scandalosa”  come Carmen spaventava”. Anche se ci fu chi fece notare che, in fondo, la coltellata che la uccideva rappresentava il giusto castigo per una vita dissoluta. Che le donne ne traessero le dovute conseguenze. Che ne ricevessero la salutare catarsi come da una tragedia greca. Ma nessuno, all’epoca, poteva prevedere la fertilità del sangue di Carmen.”