“Invitiamo tutti le cittadine e tutti i cittadini a manifestare il dissenso contro le politiche di Regione Lombardia che minano la libertà di azione dei centri antiviolenza e con questa quella delle donne“. Con questo appello la Rete Lombarda dei Centri Antiviolenza ha voluto contestare la Regione Lombardia. La manifestazione si è svolta martedì 12 settembre sotto la sede della Regione è stata promossa anche la “Casa delle donne maltrattate” con l’appoggio della rete “Non una di meno“.
L’accusa è di voler obbligare i centri a segnalare i casi di violenza indipendentemente dalla volontà delle vittime. “I centri antiviolenza offrono accoglienza, ascolto, auto-aiuto. – denunciano – Non possono essere confusi con luoghi di erogazione di prestazioni o servizi, né le loro pratiche possono essere forzate da automatismi che ne snaturerebbero la funzione e ne ridurrebbero l’efficacia”. Contestata inoltre l’imposizione ai centri della compilazione di una scheda con nome, cognome e codice fiscale per ogni donna che chiede aiuto.
Tra i motivi della protesta anche i fondi sempre più risicati per i centri: “La violenza contro le donne non accenna a diminuire – spiegano dalla piazza – mentre l’autonomia d’azione ed economica dei centri antiviolenza viene sempre più limitata dalle scelte politiche che Regione Lombardia vuole imporre”.
I centri antiviolenza in piazza contro la Regione Lombardia: Vogliono farci schedare le donne che chiedono aiuto
