In Italia la contraccezione è ancora a pagamento. Ma secondo la legge dovrebbe essere gratuita dal 1975

In Italia la contraccezione è ancora a pagamento. Ma secondo la legge dovrebbe essere gratuita dal 1975

L’Italia rimane indietro nell’accesso alla contraccezione rispetto agli altri paesi europei. Secondo una ricerca effettuata dallo European Parliamentary Forum on Population & Development (EPF), l’Italia è al 26° posto tra i 45 paesi dell’Europa geografica in questa particolare classifica.

Per stilare questa classifica sono stati presi in considerazione oltre all’accesso ai contraccettivi anche la diffusione dell’informazione online e del counseling. Su questi due parametri il nostro paese risulta molto indietro dal momento che non è mai stato aperto un  sito web istituzionale sull’orientamento alla contraccezione.
Inoltre l’Italia rimane uno dei 25 paesi europei in cui non è previsto alcun tipo di rimborso nella contraccezione. “Nonostante la legge sui consultori in vigore dal 1975 preveda la gratuità, le donne devono pagare tutti i contraccettivi e in alcune regioni anche il ticket nel consultorio. Riteniamo che lo Stato debba fare la sua parte, riconoscendo il valore sanitario e sociale della contraccezione oltre che della maternità“. Questo il pensiero di Pietro Puzzi e Marina Toschi, ginecologi e portavoce del “Comitato per la contraccezione gratuita e consapevole” che ha diffuso il rapporto nel nostro paese.
Lo stato più virtuoso da questo punto di vista risulta la Francia seguita da Regno Unito, Belgio e Moldavia. Al fondo della classifica ci sono invece, Grecia, Russia e Bulgaria.