Dopo tante storie fallite, forse è meglio stare da sola. A meno di non incontrare un uomo che si metta davvero in gioco. La lettera di una lettrice e il parere della psicologa.
Gentile psicologa
sono una donna di quarant’anni, autonoma grazie a un lavoro soddisfacente anche se faticoso. Un matrimonio da giovane e il divorzio dopo dieci anni. Dopo il marito ho avuto storie con tanti uomini, ma nessuno che si mettesse veramente in gioco. Il problema non è il sesso. Il problema è avere una relazione. Adesso preferisco stare da sola, ho chiuso con gli uomini. Almeno fino a che ne incontrerò uno che ne valga davvero la pena. La mia, più che una domanda, è una constatazione. Lei che incontra per lavoro tante donne ha occasione di parlare della loro intimità, cosa ne pensa della mia scelta? Selin
Cara Selin
molte delle donne che incontro allo Sportello, di età differenti, arrivano spesso ad una scelta simile alla sua. A volte dopo aver tentato di instaurare nuove relazioni senza successo, a volte come scelta a priori a seguito di una separazione o di un divorzio.
Certo le numerose esperienze fallimentari delle donne che incontro, condurrebbero facilmente a generalizzare e ad arrivare a pensare che ‘non ne valga la pena’ o che ‘gli uomini siano tutti uguali’ o che ‘meglio sole che male accompagnate’.
Talvolta scelte come la sua sembrano dettate da il meccanismo di difesa – l’evitamento – che permette alla persona di non entrare in relazione con ciò che potrebbe produrre ansia o malessere; strategia che potrebbe essere inizialmente vincente, ma che alla lunga potrebbe risultare poco efficacie, anzi fonte di sofferenza.
Seguendo il pensiero di alcune teorie psicologiche (Bowlby), possiamo considerare il legame di coppia in età adulta come un processo di attaccamento, ovvero come accadeva in età infantile ( il bambino chiede cure e protezione, la madre offre cure e protezione), il partner viene considerato come una figura di attaccamento in grado di offrire protezione e conforto.
Si sottolinea come non sempre le persone abbiano sperimentato un attaccamento così detto sicuro (hanno fatto esperienza di una figura di attaccamento disponibile e con la quale instaurare un rapporto di fiducia e sicurezza), ma bensì possono essere entrate in relazione con una figura di attaccamento scarsamente disponibile o aggressiva o distanziante.
In tal senso se consideriamo il rapporto di coppia come un processo di attaccamento, ecco come l’incontro fra gli stili dei due partner potrebbero condurre a difficoltà nelle dinamiche delle relazioni di coppia.
In riferimento a questo modo di punteggiare le relazioni di coppia, ritengo utile riflettere su quale possa essere il proprio stile di attaccamento, prima ancora di quello dei partner, così da assumere consapevolezza del proprio funzionamento, al fine di capire come mai le relazioni di coppia abbiano sempre lo stesso finale. Inoltre fare esperienza di una relazione che rassicuri, protegga e dia il senso della prevedibilità permette di modificare i propri modelli di attaccamento.
Sono proprio i sentimenti di sicurezza e appartenenza, senza i quali si sperimentano solitudine e irrequietezza a rendere le relazioni di attaccamento della vita adulta diverse da tutte le altre relazioni, incluse quelle amicali o quelle basate sulla pura gratificazione sessuale.
Chiara Bertonati, psiscologa e psicoterapeuta, Sportello donna Cernusco s/N
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