Pensieri suggeriti dalla lettura del libro “L’origine femminile dell’umanità” (Prospettiva edizioni, 2012)
Mi soffermo sull’immagine in copertina del libro per infiniti minuti catturata dalla profondità dello sguardo della donna in primo piano. E’ una anziana lavoratrice di copra del Kerala (Regione dell’India) e attraverso i suoi occhi e le sue rughe disegnate sul viso si può immaginare tutta una vita.
E’ una calda mattina di mezza estate quando decido di leggere questo testo, arrivato per posta direttamente da Prospettiva edizioni qualche tempo fa, che aspettava pazientemente tra i tanti impegni di essere aperto.
Ogni libro ha la sua storia; questo è nato dal lavoro di più mani che scorrendo le pagine si ritrovano tutte ma principalmente è il frutto dell’incontro – confronto tra una donna, Sara Morace, insegnante di Antropologia nella Scuola Internazionale di Utopia Socialista, co-direttrice del centro di Ricerca Umanista e femminista convinta e un uomo, Dario Renzi, il principale ispiratore dell’Utopia Socialista, direttore dell’omonima rivista e del Centro di Ricerca Umanista.
Entrambi sono autori con numerose pubblicazioni alle spalle che qui si ritrovano per ripensare l’idea, il concetto stesso di specie umana attraversando la strada più utile a loro parere, cioè quella che riparte dal genere femminile.
L’impianto dialogante agevola la lettura delle quattro diverse sezioni in cui è suddiviso il testo, (Primarietà, Origini, Trascendenza, Appendice), con numerosi rimandi ai precedenti scritti dei due autori.
Il filo conduttore del libro è il continuo confronto, arricchito da posizioni non acritiche, sui temi fondamentali dell’esistenza e del divenire del passato che permane nell’oggi, sul come la corrente di Utopia Socialista si sviluppa dalle origini dell’umanità.
Un percorso che non teme parole come “utopia, socialismo, femminismo” e che utilizza un linguaggio che potremmo definire sessuato in quanto vuole denunciare il “trauma di un mondo alla rovescia”, basato sull’idea di sottomissione al genere maschile non solo di quello femminile ma della natura intera.
Ho trovato interessante il modo in cui nel libro le differenze tra uomini e donne vengono affrontate all’interno di un viaggio propositivo come una possibilità e non come ostacolo.
Sara Morace e Dario Renzi, infatti, dialogano apertamente tra loro partendo dall’idea di primarietà del genere femminile per comprendere la specie umana; la tesi sostenuta consiste nel fatto che il genere femminile qualifica l’esistenza della specie, la riqualifica quotidianamente a partire dalla nascita e non solo come nuove vite che appaiono sul pianeta, ma come sviluppo della vita stessa.
L’intento è quello di proporre una chiave di lettura della specie umana universale in relazione sia al tempo che allo spazio e si tratta di una scelta certamente contro corrente rispetto al contesto prevalentemente patriarcale in cui viviamo.
La capacità di pensarci come una specie in tutte le sue differenze è uno dei grandi problemi che ancora oggi riemergono sottoforma di diversi temi anche nei fatti di attualità.
Differenza non vuol dire necessariamente contrarietà, e neppure contraddizione: la differenza è un problema inteso come opportunità di crescita e di comprensione della vita. All’origine delle differenze vi è la differenza primaria tra i due generi maschile e femminile con tutto ciò che significano i loro costanti intrecci, incontri, la loro unione; perché pensare la differenza significa pensare l’unitarietà. Seguendo l’idea di unitarietà non ci sarebbe spazio per il razzismo, per l’etnocentrismo e tantomeno per atteggiamenti di etnocidio o femminicidio.
Provare a pensare fin dal principio ad un’educazione alla vita significa pensare un’educazione alla specie stessa; educare all’essere uomini e donne migliori perché riconoscono le loro autentiche radici e le possibilità di sviluppo ad esse collegate.
L’autrice ci ricorda come non sia necessario partire dal dramma per trovare soluzioni, perché non ci aiutano ad immaginare e impegnarci per vivere in modo diverso cosa che, invece, può fare il semplice fatto di affrontare i problemi in chiave positiva.
L’importanza dell’educazione dunque è nella potenzialità di imparare modi diversi del vivere.
Sara Morace ci riporta all’importanza di riflettere in positivo, partendo dalle questioni fondamentali; “Partire perciò dalla vita e dalla possibilità di vivere meglio, donne e uomini insieme.”
Differenza e Possibilità sono quindi un’occasione di vita migliore se partiamo dall’inizio, dal genere femminile, dalle iniziatrici. Se le donne, riconoscono e scelgono consapevolmente di vivere la propria primarietà, rinnovandola nel quotidiano.
La specie umana è fondamentalmente femminile e numerosi studi dimostrano che c’è un genere, quello femminile, che è primo dal punto di vista di tutte le sfere dell’esistenza (fisica, biologica e sociale). Per capire la specie umana, dobbiamo riconoscerne la sua matrice femminile, verità che negli ultimi anni assumono sempre più rilevanza. Nonostante ciò siamo state/i educate/i ad altro, a pensare come inevitabile l’attuale modo di vivere, quello che viene definito un “rovesciamento generalizzato”rappresentato dal patriarcato.
Il suggerimento di Sara è di ripartire dalla vita e dal concetto di“vivibilità” per superare la violenza patriarcale perché le protagoniste sono finalmente le donne e più precisamente le madri che riescono ad assicurare alla vita continuità per dedicarsi al “miracolo dell’emersione” della natura umana.
Un libro da leggere con la voglia di ripensarsi al centro e non più al margine della famiglia, della società, della vita.
Silvia Di Pietro