Pugilato femminile, intervista a Vissia Trovato

Vissia Trovato è una delle altete che partecipa alla prima riunione pugilistica “100% donna” nella storia della boxe italiana: il Trofeo Moroni, che si svolge in occasione della Giornata internazionale della donna 2013 a Cassina de’ Pecchi, organizzato dalla Palestra The Ring con patrocinio del Comune e della Federazione pugilistica italiana.

Cantante blues e maestra di canto, Vissia Trovato, che abbiamo intervistato per cernuscodonna.it, è anche un’inteprete d’eccezione della “nobile arte” del pugilato. Uno sport che rappresenta molto la vita, dice Vissia, e che può insegnare a conoscere i propri limiti e le proprie paure.

In che modo tirare pugni aiuta a conoscere se stesse?

Perché ti devi mettere nell’idea che li puoi tirare ma li puoi anche ricevere.

La boxe è un allenamento principalmente a confrontarti con i tuoi limiti, le tue paure, il modo in cui vivi te stessa. Il ring è una metafora di vita. Ti metti di fronte a paure che devi affrontare. Ed io credo che sia questo ad aiutare una donna a sentirsi più sicura.

In questo senso il ring è per Vissia una metafora di vita. Una metafora che può aiutarci a chiarire come la boxe può essere utile alle donne in un momento in cui la crescente e conclamata libertà femminile si scontra con i residui di una maschilità arcaica e i casi di violenza maschile sulle donne sono all’ordine del giorno.

E’ uno sport molto di coordinazione. Anche solo la tecnica di allenamento al sacco richiede la piena consapevolezza di ogni parte del tuo corpo. Penso anche al lavoro che chiamiamo “Sparring condizionato”: sai in anticipo che colpo ti arriverà, ma ti devi comunque confrontare con la paura di essere aggredito da qualcun altro. Questo ti insegna come sei. Mi sono accorta che le cose che mi spaventavano sul ring mi spaventavano anche fuori.

the ringVissia fa parte della squadra di 5 agonisti creata da Alfredo Farace, che nel 2008 ha fondato la Palestra The Ring di Cernusco. E’ qui che la incontriamo.

Il ring occupa gran parte dell’ambiente, illuminato da grandi finestre e popolato da una piacevole varietà di colori. La palestra, aperta dalle 10 alle 22, è dedicata al pugilato e segue un metodo di allenamento individuale secondo lo stile americano. L’unico corso di gruppo è quello di kick boxing, tenuto da un allenatore esterno.

Non posso fare a meno di notare che tutti i soggetti dei manifesti appesi sono maschili. Vissia e Barbara Fortunati, addetta stampa della Palestra, assicurano che il manifesto del Trofeo Moroni sarà solo il primo di una lunga serie.

Diamogli tempo: la storia della boxe femminile è appena cominciata. Come ci ha raccontato Maria Moroni, viene legalizzata solo nel 2001.

Solo poco prima si discuteva se le donne potessero anche solo entrare in una palestra di pugilato. Ci sono molte contraddizioni. La Rai trasmetteva gli incontri di Chantal Menard, campionessa di kick boxing, quindi anche con calci e pugni, senza caschetto. Ma le donne pugili no.

Chi sono le utenti della palestra The ring e perché scelgono la boxe?

Le donne sono circa il 15% della clientela. La maggior parte non sono proprio di primo pelo, hanno 30 anni, la mia età. Per il pugilato femminile è ancora un’età in cui si può fare qualcosa a livello agonistico.

Le donne che arrivano qui hanno tra i 30 e i 40 anni. Quando entrano sembra proprio che stia facendo qualcosa fuori dalle regole. Tante vengono con l’idea di sfogarsi. Faccio un allenamento intenso, c’è questa nomea giusta che l’allenamento del pugilato è completo. Scarico i nervi, esco e lascio tutte le tensioni attaccate al sacco: questo è il pensiero con cui scelgono il pugilato.

Cantante pugile: qual è il rapporto fra questi due aspetti della tua vita?

Boxe e canto sono due arti. Come ci si muove sul ring è un’espressione della propria persona. Trasmettiamo emozioni con il corpo e con la voce. Sia nel canto che nella boxe non c’è uno strumento al di fuori del corpo. Come nella danza.

Determinazione, coscienza del corpo, capacità di affrontare le proprie paure, arte. L’essenza del pugilato non viene snaturata dalla sua declinazione al femminile, che anzi la fa brillare con maggiore intensità.

Eleonora Cirant

Pugilato femminile, intervista a Maria Moroni

Maria Moroni è la madrina dell’evento pugilistico promosso dalla palestra Asd The Ring di Cernusco s/N in occasione della Giornata internazionale della donna. A Maria Moroni infatti è intitolato il Trofeo che si disputerà il 9 marzo presso la palestra di Cassina de’ Pecchi. A sfidarsi saranno 7 coppie di giovani promesse pugilistiche, provenienti dal nord Italia. L’incontro, che nel linguaggio del settore si chiama “riunione pugilistica”, è dedicato alla forza e al coraggio femminile. Sono donne anche gli arbitri e la giuria, per la prima volta nella storia del pugilato italiano.

La prima volta di una riunione pugilistica tutta al femminile anche perché l’accesso delle donne alla boxe in Italia è un fatto molto recente. Maria Moroni racconta a cernuscodonna.it come prima del 2001 in Italia “la donna poteva solo fare la donna-cartello e non poteva salire sul ring per disputare un match”. Maria Moroni:

Prima del 2001 le donne non potevano salire sul ring se non per sculettare, una cosa che io aborro e mi fa arrabbiare, anche se fa parte dello sport la donna discinta che gira i cartelli.

La boxe femminile è stata riconosciuta dallo Stato italiano con decreto ministeriale del 4 aprile 2001 grazie al Ministro della sanità Veronesi, su consiglio dell’allora ministra per le pari opportunità Katia Bellillo. Lei è stata la promotrice di questo sport e la lotta è stata proprio sul concetto delle pari opportunità: una donna deve avere la possibilità di praticare ogni sport. Poi sta a lei scegliere se praticarlo o meno, ma non può essere discriminata.

Maria Moroni scopre la boxe nel 1999, quasi per caso. Frequentando una palestra, a Foligno, incontra una ragazza che si allena. Si incuriosice, si unisce a lei. E’ già abituata ad allenarsi perché pratica ad alto livello il pattinaggio artistico in coppia. Danza e pugilato sembrano due mondi lontanissimi, ma forse non è così se in pochissimo tempo Maria comincia a disputare le prime gare e a vincerle. Non in Italia, perché, come sappiamo, salire sul ring per gareggiare è illegale fino al 2001. La Moroni disputa i primi match all’estero, in Croazia e Stati Uniti, perché in Italia non può tesserarsi. Nel 2001 finalmente il decreto di legge apre la via al tesseramento e Maria può disputare il primo match ufficiale in Italia.

L’ingresso delle donne nella Federazione pugilistica italiana provoca qualche mugugno?

Grande mugugno. Il mio motto era vincere e convincere. Che le donne entrassero nella federazione più maschile, forse, in assoluto, era difficile da mandare giù. Oggi la vivono meglio, ma sotto sotto secondo me ancora c’è chi non abbraccia in maniera totale la boxe femminile. Eppure la discesa libera dello sci non è meno pericolosa.
Nella mentalità comune la donna non è fatta per lo sport, non è “nata” per lo sport. Tranne che per la danza. Su quasi tutti gli sport la presenza femminile è recente. Comunque vada, è criticata.

Le Olimpiadi hanno acolto le pugili solo nel 2012. In questa occasione la Moroni è stata commentatrice tecnica per Sky, sia per il pugilato maschile che femminile. E’ stato Giovanni Bruno, direttore degli eventi speciali, a darle l’incarico e merita una menzione perché per l’Italia una donna che commenta gli uomini e che ricopre un ruolo autorevole non è un fatto da dare per scontato.

Maria Moroni è stata anche la prima donna pugile ad essere eletta nel consiglio federale, il massimo grado della Federazione. Il suo mandato si è appena concluso (2009-2012). E’ stata eletta “in quota atleta”, cioè votata dagli atleti (Katia Bellillo è stata la prima eletta in quota societario). Benché nel consiglio federale attualmente in carica non sieda neanche una donna, Luisella Colombi, presidente F.P.I del Comitato Regionale Lombardo che interverrà al Trofeo Moroni, ci informa:

il nuovo presidente, Alberto Brasca, ha già iniziato a dare spazio e visibilità al settore femminile in modo chiaro ed inequivocabile. Da quest’anno sarà dedicato alle donne l’equivalente del torneo Nazionale “Guanto d’Oro” e sarà “Guanto Rosa“.

E’ una buona notizia per la boxe femminile, ma non solo. E’ un passo in più nel contrasto agli stereotipi di genere nel suo complesso.

Chiediamo a Maria Moroni quali siano gli stereotipi associati alla donna che si dedica al pugilato.

Si immagina la donna greve, brutale, quando non è così. Se nasci mascolina è perché madre natura ti ha fatto mascolina, non perché pratichi la boxe. Se sei graziosa rimarrai graziosa anche se pratichi la boxe. Non bisogna cadere nello stereotipo che la boxe faccia male alla donna, che la peggiori nei modi, che le faccia togliere la sua grazia e la sua femminilità.

Certo, a disputare tantissimi match dopo un po’ i lineamenti del viso ne risentono. Si può immaginare. E’, ad esempio, come la discesa libera dello sci. Per disputare quelle discese a quelle velocità una sciatrice ha i quadricipiti quanto me e lei messe insieme. Viene da sé. Con questo non immagino Debora Compagnoni grezza o mascolina.
Bisogna far cadere i tabù e i luoghi comuni. Io non sembro pugile. Però menavo, non è che scherzavo.

Hai mai preso a cazzotti un uomo?

No, perché gli faccio male. Non si può!

Eleonora Cirant
©cernuscodonna.it