Donne e scuola un rapporto non semplice da spiegare. Almeno in Italia. Da una parte c’è il miglior rendimento scolastico delle ragazze rispetto ai colleghi maschi; un divario dovuto secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) anche a un maggior impegno delle donne con tre ore in più dedicate allo studio alla settimana rispetto agli uomini.
Dall’altra parte però c’è da sottolineare un’altra tendenza ben marcata: le ragazze, infatti, sono poco propense a indirizzarsi verso studi scientifici a livello universitario. In poche si iscrivono a ingegneria, matematica, scienze o informatica. Secondo gli ultimi dati del Miur (realitivi all’anno 2014/2015) nelle facoltà scientifiche solo il 26% degli studenti totali sono di sesso femminile. Una percentuale che scende ancora di più a ingegneria (23%).
Finite le scuole superiori, infatti, le ragazze si orientano in altri settori. Verso percorsi che riguardano l’insegnamento sono il 92%, le lingue (81,3%) la politica e la società (64,5%) e le discipline mediche (62%). La rivista online Ingenere.it ha intervistato Irene Biemmi, formatrice e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della formazione e psicologia dell’Università di Firenze, per capire dinamiche si nascondono dietro questi dati.
Secondo la prof. Biemmi dietro le scelte di tutti gli studenti c’è un condizionamento di genere che influisce nel passaggio dalle superiori all’università. “La variabile di genere – spiega – in Italia condiziona pesantemente i percorsi scolastici delle ragazze e dei ragazzi, in modo molto più marcato che in altri paesi europei”.
Perché una ragazza sceglie con più difficoltà una facoltà scientifica? “Perché non le interessa, è la risposta ricorrente. – continua Biemmi – E invece gli studi sociologici ci dicono da anni che l’Italia è uno dei paesi europei in cui la famiglia e il contesto sociale e territoriale incidono più pesantemente sulle scelte formative individuali dei singoli, e il condizionamento di genere incide trasversalmente su tutti questi contesti”.
In ogni caso anche se una minoranza, ci sono ragazze che vedono nel loro futuro una vita lavorativa legata al sapere scientifico. La prof Biemmi ha provato quindi a tracciare un profilo delle studentesse che hanno fatto questa scelta, purtroppo ancora troppo controcorrente nel nostro paese: “Di solito sono state ottime studentesse alle superiori, molte provengono dai licei scientifici e vivono la scelta in perfetta continuità con il loro percorso. Non sono consapevoli della maschilizzazione del settore che hanno scelto perché sono completamente concentrate sull’obiettivo, questo le rende eccellenti nei risultati ma fa perdere loro la capacità di analizzare il contesto“.
Le ragazze che dopo le superiori scelgono università scientifiche? Ancora troppo poche. Ecco cosa si nasconde dietro queste scelte
