Tutto parla di voi

Tutto parla di voi

Tutto parla di voi – Dare voce al disagio nella maternità

Girovagando tra i vari siti internet alla ricerca di qualche ispirazione capita di imbattermi in un recente progetto in rete riguardante la maternità tratto dal film di Alina Marazzi Tutto parla di te, uscito nelle sale italiane a fine febbraio . E’ un film che racconta cosa succede quando si diventa madri, la trasformazione attraverso la quale passa ogni donna e alla quale nessuna può sottrarsi; un passaggio che qualcuna purtroppo subisce mentre da altre è vissuto con maggiore controllo.

Si tratta di una trasformazione inevitabile, perché il legame con il figlio che si è messo al mondo non ha eguali con nessun altro tipo di legame fin dalle prime ore ed è un cambiamento talvolta doloroso proprio perché definitivo. Il momento in cui si diventa madri è probabilmente il più delicato nella vita di una donna, quello in cui si è più fragili, indipendentemente dalla forza che si aveva prima. In Tutto parla di te si racconta quel sentimento in bilico tra l’amore e il rifiuto per il proprio bambino che alcune madri conoscono e la fatica che si fa ancora oggi ad accettarlo e ad affrontarlo, perché va contro il senso comune di un legame primordiale: quello appunto tra madre e figlio.

Dall’idea del film è nato appunto il web – documentario sopracitato Tutto parla di voi, visibile sul sito Il Fatto Quotidiano con il patrocinio dell’Osservatorio nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) , diviso in due parti di cui una più narrativa e una partecipativa nelle quali è prevista la possibilità per gli utenti di caricare e condividere contenuti personali sul tema dell’essere madri e padri approfondito in tutte le sue declinazioni.

Chi scrive sono donne alla prese con l’ambivalenza del sentimento materno, donne sospese tra il rifiuto di una nuova condizione, per di più irreversibile, e la paura di ammetterlo ma anche giovani madri alla prima gravidanza mosse da mille ansie nei confronti della nuova realtà che le attende ma al tempo stesse curiose di scoprirla.

E’ un progetto che vuole distanziarsi dalla figura idealizzata di mamma perfetta e tuttofare che spesso vediamo negli spot pubblicitari; è importante che una neomamma che si trova ad affrontare tutte le difficoltà della sua nuova condizione sappia che ogni problema, ogni sentimento contrastante che prova verso il proprio figlio, ogni senso di stanchezza e inadeguatezza sono normali e comuni a ogni altra mamma e possono essere spazio di confronto anziché di chiusura.

Dobbiamo sapere che in Italia sono oltre 90.000 le donne che soffrono di disturbi depressivi e di ansia nel periodo perinatale e il 70% delle madri manifesta nei giorni immediatamente successivi al parto sintomi lievi e transitori di depressione, in una forma chiamata “baby blues”, che tende a scomparire spontaneamente nell’arco di una decina giorni. Questi sintomi di passaggio però, se trascurati, nel tempo potrebbero trasformarsi in una forma di depressione post partum più grave, che colpisce in media il 16% delle neo mamme.

Non dimentichiamoci che nel nostro paese c’è ancora un grosso tabù riguardo alla depressione post partum che rende troppo grande il senso di colpa che accompagna la madre quando si ritrova a sentirsi quasi estranea davanti al proprio figlio e la meraviglia della maternità lascia il posto alla stanchezza.

Solo tenendo in considerazione questi dati possiamo comprendere l’importanza di un progetto che mette in primo piano le donne come madri aprendo una riflessione sui modelli con cui la donna deve confrontarsi e sui cliché che li accompagnano. La maternità non più descritta per lo più come condizione idilliaca e unico campo di piena realizzazione femminile ma finalmente svuotata da tutti gli stereotipi che non corrispondono poi alla realtà delle cose.

Tutto parla di voi è un luogo dedicato alle mamme, alle donne, e perché no, anche ai loro compagni di vita, in cui poter raccogliere storie e dare la possibilità di raccontarle sotto forme diverse: un video, una fotografia, un post o un semplice tweet. Un’esperienza di storytelling collettivo che cerca di dare voce alle mamme e blogger che già, grazie alla rete combattono i tabù e si aiutano a vicenda. Perché le donne quando fanno “rete” trovano le risorse per superare le proprie crisi, con una buona dose di coraggio, creatività e ironia.

Si crea quindi spazio vivo dove poter visualizzare luci e ombre della maternità, scambi di esperienze e di pensieri, anche quelli più scomodi. Insomma siamo di fronte ad un vero e proprio esperimento di narrazione collettiva, che trae ispirazione dalle dinamiche partecipative della rete, per raccontare la realtà, quella che ci riguarda da vicino, anche la più semplice e quotidiana.

Penso che raccontare e ascoltare storie siano bisogni fondamentali dell’uomo, e che le storie di altri aiutino a riflettere e comprendere meglio certi passaggi della propria di vita.

La nascita, il parto, i primi passi delle madri insieme a quelli dei loro bambini, sono per molto tempo rimasti esclusi dalle narrazioni,come fossero temi relegati allo spazio privato e intimo, quando non privati addirittura della parola stessa. Esclusi anche dal dibattito come fossero temi che riguardano solo le donne, anzi solo le madri, e magari gli addetti ai lavori (ostetriche, psicologi, pediatri, assistenti sociali e chi più ne ha più ne metta).

Ora si è aperto uno spazio dove lasciare parole e ricordi senza il timore di essere giudicati. Ricordare significa letteralmente “riportare al cuore” dunque il mio consiglio è quello di andare sul sito, lasciarsi rapire dalle storie altrui nelle quali magari vi capiterà di ritrovarvi e per un attimo ricordatevi di voi.

Silvia Di Pietro

Immagine: 'Girl in Despair'
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