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Sei intrappolata in una relazione violenta? Il primo passo per combatterla è riconoscerla. Ecco come fare

Ammettere a sé stessa che nella relazione con il proprio partner si è innescata una componente violenta non è facile. E non è facile riconoscerla. Quando la relazione è disturbata da un po’ di gelosia e quando, invece, inizia la violenza? Nel seguente articolo cercheremo di fornire tutti quegli elementi che devono far accendere un campanello d’allarme. Perché, purtroppo, nella nostra società, la violenza domestica può colpire tutte le donne indipendentemente dalla propria condizione sociale ed economica e il proprio livello d’istruzione.
In primo luogo bisogna chiedersi come ci si relaziona con il proprio partner e come si vive il proprio rapporto di coppia. In particolare è importante rispondere a queste domande.
Hai paura del tuo compagno/marito/partner il più delle volte?
Eviti di fare o dire alcune cose perché hai paura che farebbero arrabbiare il tuo compagno?
Senti di non fare niente che soddisfi il tuo compagno o i suoi familiari?
Ti sembra di essere l’unica ad esser colpevole ogni volta?
Ti senti indifesa o emotivamente paralizzata?
Piangi di più sia di giorno che di notte?
Un altro passo molto importante è analizzare i comportamenti che il tuo partner assume nei tuoi confronti. Per questo bisogna rispondere alle seguenti domande.
Ti umilia urlandoti contro?
Sminuisce i tuoi traguardi (studio, lavoro, ecc.)?
Ti incolpa di renderlo violento nei tuoi confronti? Ad esempio dicendoti: “tu mi provochi”
Ti tratta come una sua proprietà o un oggetto sessuale?
E’ eccessivamente geloso o possessivo anche se stai parlando con un parente o un amico di sesso maschile?
Controlla dove sei e cosa fai?
Ti impedisce di vedere amici o familiari?
Ti obbliga a cancellare degli amici dal tuo profilo Facebook e leggi tuoi messaggi sul cellulare?
Ti forza ad avere rapporti sessuali invece di chiederti se hai voglia di avere un rapporto?
Se anche solo ad alcune di queste domande hai risposto in maniera affermativa hai bisogno di aiuto. Le donne che abitano a Cernusco sul Naviglio possono rivolgersi allo Sportello Donna del Comune che offre gratuitamente sia l’assistenza psicologica che legale. L’apertura al pubblico è il martedì dalle 16.30 alle 18.30.
 

Femminicidio, carcere a vita per chi ammazza il coniuge. La proposta arriva in parlamento

Ergastolo per chi uccide la moglie, l’ex moglie ma anche il convivente o il componente dell’unione civile. E’ questa la proposta di modifica del codice penale che il prossimo 27 febbraio verrà discussa alla Camera. Fino ad oggi, infatti, l’aggravante che porta all’ergastolo è prevista solo se a commettere l’omicidio è stato il figlio o un genitore della vittima.
Secondo la Commissione giustizia della Camera la modifica del codice penale non può più essere rimandata. Anche perché in Italia i femminicidi sono ormai un fatto di cronaca: Secondo la Banca dati Eures, nel 2016 sono state uccise 120 donne, due ogni settimana.
Ma l’attività legislativa del Parlamento sul tema non si ferma qui. Tra le norme che verranno discusse in aula ci saranno anche quelle per tutelare i bambini e gli adolescenti delle famiglie in cui è avvenuto un femminicidio.
La proposta di legge per gli oltre 1600 ragazzi in questa condizione prevede il patrocinio legale gratuito e la creazione di un fondo per borse di studio e assistenza psicologica. Inoltre il genitore responsabile dell’omicidio verrà escluso dall’asse ereditario e  potrà essere disposto il sequestro conservativo de beni.

Cambiano gli orari dello Sportello Donna: apertura al pubblico il martedì dalle 16.30 alle 18.30

Cambiano gli orari dello Sportello Donna del Comune di Cernusco sul Naviglio. L’apertura al pubblico sarà il martedì dalle 16.30 alle 18.30. Lo sportello è un luogo d’incontro dedicato alle donne di tutte le età, in cui esse possono trovare ascolto, attenzione, rispetto e un supporto alla prevenzione del disagio psico-sociale e per la promozione della qualità della vita e la tutela dei diritti fondamentali delle persone.
Si possono quindi rivolgere a questo servizio tutte le donne che stanno affrontando un momento difficile all’interno del nucleo familiare, della coppia ma anche del luogo di lavoro. Lo sportello fornisce, infatti, sia la consulenza psicologica che quella consulenza legale. 
Nato nel 2009, in sette anni ha preso in carico circa 400 donne, ha risposto a più di mille telefonate e ha svolto 1400 colloqui di tipo sociale, psicologico e legale.

 
 

Lo sportello Donna: dal 2009 al servizio di tutta la comunità di Cernusco sul Naviglio e di Pioltello. In sette anni oltre 1000 colloqui svolti

Donne che hanno subito violenza, donne con problemi relazionali all’interno della coppia ma anche donne con difficoltà nel mondo del lavoro. Dal 2009 lo Sportello Donna di Cernusco sul Naviglio (attivo anche a Pioltello) offre assistenza gratuita a persone molto diverse tra loro.
In sette anni ha preso in carico oltre 376 donne, ha risposto a più di mille telefonate e ha svolto 1400 colloqui di tipo sociale, psicologico e legale. Lo sportello è aperto il martedì e il giovedì dalle 16 alle 19. Si può chiamare allo 02 9278285 negli stessi orari. Per ulteriori informazioni scrivere a sportello.donna@comune.cernuscosulnaviglio.mi.it

Jobs Act al femminile

Il “lavoro delle donne” è il tema su cui è necessario soffermarsi per andare a capire in che misura e come le donne sono coinvolte nel sistema occupazione. 

La vera scommessa del governo Renzi, è la riforma del lavoro che dovrebbe essere presentata entro un paio di mesi con il nuovo Jobs Act con il quale il mercato del lavoro è destinato a cambiare e che vedrà sostanzialmente solo due forme di impiego: autonomo e dipendente.
Il lavoro dipendente, a sua volta, si suddividerà in tempo determinato e tempo indeterminato a tutele crescenti, con forti vantaggi fiscali per le aziende che assumeranno a tempo indeterminato,  che comunque potranno interrompere il rapporto di lavoro in qualsiasi momento pagando una penale proporzionale all’anzianità di servizio.

Ma questa flessibilità quali vantaggi e svantaggi  introduce nel mondo delle lavoratrici, visto che le donne insieme ai giovani, hanno sofferto di più in questi ultimi anni di crisi economica?

Gli ultimi dati Istat indicano che, con solo il 40% delle donne che lavorano, l’occupazione femminile in Italia è tra le più basse d’Europa. In Europa siamo avanti solo a Malta, e addirittura alcune regioni del Sud come la Campania hanno una componente di donne lavoratrici che supera di poco il 20% ed è paragonabile a quella di paesi del terzo mondo come lo Yemen o il Pakistan.

Il paradosso è che l’Italia guida però la classifica del vecchio continente per numero di donne imprenditriciche sono in totale ben 565.400 (di cui 367.895 artigiane), si tratta di ben il 16,4% delle donne occupate, rispetto alla media europea che si ferma al 10,3%.
Soprattutto quest’ultimo dato indica chiaramente che le donne vogliono lavorare ma non ci riescono, sia per le oggettive difficoltà di mercato, sia perché non sono in nessun modo aiutate dallo Stato per il ruolo genitoriale che ancora pesa maggiormente sulla donna, a differenza di quello che accade nei principali paesi europei dove per ogni figlio si ha diritto a un contributo che può raggiungere anche i 500 euro al mese.

Un aumento delle donne che lavorano non vorrebbe dire togliere occupazione agli uomini, ma darebbe un importante aiuto all’economia.

Secondo gli ultimi dati OCSE, se si raggiungesse l’obiettivo minimo del 60% di occupazione femminile consigliato dall’Unione Europea, il nostro PIL aumenterebbe del 12% con evidenti ricadute positive sulla ricchezza di tutto il paese. 

Una maggiore occupazione femminile è dimostrato sempre nei dati Ocse, che aumenterebbe anche le nascite, visto che  il maggiore impedimento ad allargare la famiglia sono proprie le condizioni economiche!

L’immagine in alto, è tratta dal film drammatico “Due giorni, una notte”  dei fratelli Dardenne, in programmazione a Milano dal 13 novembre.

La polemica sugli ovuli congelati

E’ di questi giorni  la notizia che Apple e Facebook, i due giganti della Silicon Valley, si sono offerti di pagare il procedimento per consentire alle proprie dipendenti di congelare i loro ovuli, in modo da potersi dedicare alla carriera e posticipare quindi la tanto desiderata gravidanza.

La notizia ha scatenato non poche polemiche dato che viene spontaneo chiedersi perché tanta premura e interesse da parte di queste due importanti aziende dell’informatica che antepongono la vita professionale e quindi l’organizzazione, alla vita privata e sociale delle persone e prima di tutto delle donne.
Ma le donne chiedono veramente questo per essere felici?
E poi soprattutto, la conciliazione tra famiglia e lavoro, non è qualcosa di cui dovrebbe occuparsi lo stato sociale anziché dover accettare le condizioni di favore del privato?

Non bisognerebbe cominciare ad introdurre validi sostegni alla genitorialità, traendo spunto per esempio da altri paesi europei come la Francia, la cui legislazione non prevede solo bonus ma anche una seria politica di welfare in materia?
La sociologa Lia Lombardi a questo proposito in suo articolo “Le nuove frontiere della PMA (Procreazione medicalmente assistita). Social egg freezing” scrive:

“Il congelamento sociale dell’uovo è una pratica che si intende offrire (a pagamento) alle giovani donne che impegnate nella carriera o, ancor più, nella ricerca di un lavoro adeguatamente retribuito e qualificato, rischiano di raggiungere velocemente i quarantanni senza aver avuto la possibilità di una scelta procreativa e genitoriale. Consiste infatti nel congelamento degli ovuli in giovane età per poi poterli recuperare più avanti al fine di produrre una gravidanza.
Questa offerta medico-tecnologica però non tiene conto né dei fattori biologici (ovuli di un corpo giovane per produrre una gravidanza in un corpo meno giovane) né dei fattori relazionali e sociali legati a un gap generazionale ampio, in un contesto di famiglie piccole o monogenitoriali.
Quale scelta procreativa e genitoriale si sta offrendo alle donne e anche agli uomini?
Forse quella di restare intrappolate in un lavoro malpagato, non qualificato e precario, in un welfare inconcludente, nell’impossibilità di costruire un legame affettivo per mancanza di tempo, ma con l’avveniristica opportunità di congelare i propri ovuli affinché un giorno potranno forse tentare una gravidanza, con bassissime percentuali di successo?”
Leggi l’intero articolo…

Alcuni approfondimenti:
articolo di Cinzia Sciuto d MicroMega

Corpi in pubblicità: quali regole?

L’incontro pubblico che si svolgerà il prossimo 24 ottobre, a Palazzo Marino in Sala Alessi, dal titolo:

“Corpi in pubblicità: quali regole?”

a cui si potrebbe aggiungere : “A che punto siamo?” fa ben sperare sul fatto che ci sia attenzione sul tema della pubblicità sessista. Di fatto non esiste in Italia una regolamentazione a cui si possa far riferimento ma,  grazie alla forte spinta che continua a venire dal Parlamento Europeo, è possibile confrontare la mancanza di regole su questo tema con esempi che arrivano da altri Paesi Europei, che su questo dimostrano di essere più avanti.

A promuoverlo è il Comune di Milano vista l’attenzione che si sta registrando da parte di un numero crescente di Amministrazioni locali, grandi e piccole, l’incontro è sicuramente un’occasione per ragionare su quali misure adottare sia a livello locale che a livello nazionale, per contrastare la pubblicità sessista in misura più radicale e diffusa sul territorio e poter intervenire ad un uso improprio del corpo delle donne.

Vi parteciperanno rappresentanti italiane nel Parlamento Europeo, deputate e deputati presenti alla Camera del Parlamento italiano, rappresentanti di Amministrazioni locali.
Programma dell’incontro e un articolo di  Annamaria Testa su internazionale.it: “Pubblicità sessista che fare?”
 

Devi fare un po’ d’ordine? Arriva la Professional Organizer

In un mondo caotico e disordinato come il nostro, potrebbe essere utile avere tra i contatti una figura come quella della Professional Organizer, una  professione nuova in Italia ma conosciuta bene invece all’estero e soprattutto in America dove è  già attiva dagli anni ’80.
Tenere in ordine non è per niente facile, occorre tempo e organizzazione e secondo alcune ricerche la percentuale di persone disordinate raggiunge persino l’80%, con solo quindi un 20% abbastanza organizzato.

Chi è come potrebbe aiutare una Professional Organizer?
Aiuta ad essere più efficiente, a sfruttare al massimo gli spazi, a risparmiare tempo prezioso e aiuta non solo a casa ma anche sul proprio posto di lavoro, suggerendo sistemi per migliorare l’organizzazione della propria attività o della propria scrivania, sia virtuale, che fisica.
Ordina gli spazi ed elimina ciò che è superfluo, cose a volte anche ingombranti accumulate nel tempo, nell’armadio, sulla scrivania, nel computer.
Quando potrebbe essere utile?
Le occasioni possibili in cui serve l’intervento di una Professional Organizer sono numerose: certamente quando arriva un bambino, ma anche durante un trasloco, una separazione, un lutto o in situazioni di sovraccarico dovute alla difficoltà a selezionare o separarsi dalle “cose” di una vita.
Potrebbe essere utile anche per educare i bambini a sapersi organizzare, fin dai primi anni di vita, partendo dal tenere in ordine i loro giochi e decidendo insieme quali conservare e quali cedere eventualmente per il riciclo.
Perché si dovrebbero buttare cose che potrebbero tornare utili o che sono state care?
Perché riuscire a liberarsi di alcuni oggetti può significare stare meglio e sentirsi più leggere. “Accatastare cose” riflette spesso anche un disordine mentale che si traduce in un togliere spazio alle novità e quindi al proprio benessere.

Per quanto riguarda la formazione, a maggio di quest’anno a Bologna c’è stato un incontro di tutti coloro che organizzano “le vite altrui”. In Italia esiste l’Associazione Apoi, Associazione Personal Organizer Italiani, www.apoi.it, di cui Sabrina Toscani è fondatrice e presidente
51T0nzck-ML._AA160_Un contributo interessante, per chi volesse saperne di più, è dato dal libro “Space Clearing”, ed. Mediterranee e dal sito, www.spaceclearing.it, dove vengono spiegate chiaramente le tecniche di “purificazione degli spazi” o “spaceclearing”, che hanno come riferimento l’antica disciplina cinese Feng Shui che interpreta la casa come come uno specchio della nostra esistenza, per cui fare spazio in casa equivale a farlo anche nella vita.
Un altro spunto è dato anche dal sito “tutto a posto” http://www.tutto-aposto.com/hai-bisogno-di-tuttoaposto/