Contro la violenza maschile sulle donne educhiamo i giovanissimi

Negli ultimi mesi la cronaca, italiana in particolare, ci ha quasi assuefatti a episodi di violenza contro le donne, che portano addirittura al femminicidio.
Da quando è nato, nel 2009, il Gruppo UDI ‘Donnedioggi’ di Cernusco e Martesana ha fatto e continua a fare iniziative pubbliche di approfondimento del problema e di denuncia della violenza maschile contro le donne, convinto che il rispetto tra uomini e donne sia alla base della civiltà di un Paese.

Contro la violenza maschile sulle donne, educhiamo i giovanissimi al rispetto delle donne!

Per cominciare un’educazione delle giovani generazioni fin dalla preadolescenza, l’Udi di Cernusco ha proposto un laboratorio sperimentale alla scuola media, condiviso dall’Assessora Zecchini e dall’amministrazione comunale.
Il laboratorio, dal titolo Altre relazioni sono possibili. Contro la violenza maschile sulle donne, parte lunedi 4 marzo 2013 alla Scuola media di via don Milani, con le classi Terza D e Terza L, coordinate dalle docenti Marisa Chiappa e Tiziana Buccolieri.
Il laboratorio sarà condotto da Eleonora Cirant, dell’Unione femminile nazionale, e da Alessio Miceli, presidente dell’Associazione “Maschile plurale”: entrambi hanno al loro attivo un’esperienza specifica sul tema con studenti di varie scuole.
I loro obiettivi sono quelli di far riconoscere ai ragazzi e alle ragazze la violenza nelle relazioni quotidiane e cercare di smontare alla radice i comportamenti maschili violenti. Gli studenti comunicheranno poi ai loro coetanei il percorso fatto durante il laboratorio.
Infine, dopo il lavoro con i ragazzi, è prevista la restituzione dei risultati agli adulti ( genitori degli studenti, persone interessate e tutta la cittadinanza) con un incontro serale.
Certamente occorrerà tempo perché un lavoro culturale di questo genere possa dare i suoi frutti, affinché la mentalità di ragazzi e ragazze possa cambiare. Ma le donne dell’UDI sono convinte che questa sia la strada maestra per sconfiggere la violenza sulle donne: educare i ragazzi, già da giovanissimi, al rispetto reciproco tra uomini e donne e a riconoscere il valore di ciascuno, indipendentemente dal sesso cui appartiene.
 

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Premio immagini amiche

Il 1 marzo 2013 si svolge l’evento collegato alla terza edizione del Premio immagini amiche, un concorso finalizzato a valorizzare una comunicazione che, al di là degli stereotipi, sia in grado di veicolare messaggi positivi e socialmente responsabili.

Il premio è promosso dall’Udi per contrastare la tendenza della pubblicità e dei media italiani ad abusare dell’immagine delle donne, svilendone il ruolo, affermando che una cultura diversa è possibile, incoraggiando la crescita di una nuova generazione di creative/i.

Fin dalla prima edizione, il premio è stato sostenuto dall’Ufficio del Parlamento Europeo per l’Italia, nella cui sede si tengono le iniziative relative al Premio Immagini Amiche.

Il progetto, promosso dall’UDI e dal Parlamento Europeo, che si svolge sotto l’Alto patronato del presidente della Repubblica, in partenariato con la Commissione europea, il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca e quello delle Attività Produttive, è giunto quest’anno alla sua terza edizione.

Il premio è suddiviso in cinque sezioni:

  • pubblicità televisiva,
  • pubblicità stampata,
  • affissioni,
  • programmi televisivi
  • web.

Enel, Geox e Continental per pubblicità televisiva; Leroy Merlin, Coop e Femminile reale per le affissioni; TG2, Otto e Mezzo con Lilli Gruber e Invasioni Barbariche con Daria Bignardi per la televisione; il blog di Annamaria testa Nuovo e utile, il documentario A casa non si torna e il calendario “Donne italiane”, della Photopolis per il web; Milano, Enna e Reggio Emila come città virtuose sono i finalisti della terza edizione decretati da una giuria composta da esponenti delle istituzioni italiane ed europee, esperte/i di comunicazione, docenti universitarie, etc.

Il premio prevede anche una menzione speciale per un Comune che possa vantare un comportamento virtuoso in tal senso, specialmente tra i tanti che hanno deliberato adottando la risoluzione del Parlamento Europeo e deliberato.

Scarica il programma Premio immagini amiche

I silenzi della violenza

La violenza contro le donne, detta anche violenza di genere nelle sue varie forme – stupro, violenza domestica, delitti d’onore, e traffico di donne – manifesta i suoi alti costi di salute fisica e mentale, nonché di gestione complessiva della vita della donne. E’ un problema di salute pubblica e una grave violazione dei diritti umani fondamentali.

Se ne è parlato durante l’incontro promosso dal Comune di Cernusco sul Naviglio in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Nel corso della serata Lia Lombardi, sociologa, ha sintetizzato numeri e definizioni della violenza sulle donne, accennando anche ai risultati di una ricerca svolta nel 2009 sul territorio di Cernusco, Pioltello e Vimodrone:

Le donne intervistate nei comuni di Cernusco, Pioltello, Vimodrone nel 2009 per il Progetto “Prenditi per mano”, indicano: la solitudine, l’isolamento e i sensi di colpa come elementi generatori e riproduttori d’insicurezze nelle donne.
Altri fattori vengono evidenziati per motivare la riproduzione degli atti violenti contro le donne: la detenzione e gestione del potere
da parte degli uomini.

Susanna Fresko, analista filosofa, ha condotto una sorta di esplorazione analitico-filosofica sul tema dei “silenzi della violenza” alla ricerca di alcune profondità del fenomeno “violenza contro le donne”: dove si incontrano tra loro silenzio e violenza, in quali luoghi? Le possibili risposte e percorsi indagati:

Silenzio come “parola negata” (diritto negato all’espressione di sé), come “parola non creduta” (sordità, cecità, mutismo circostanti), “parola rassegnata” (che non si dà), “parola complice” (quella che, non credendo nel cambiamento o temendolo, preserva lo status quo)

Dalla ricognizione dei “silenzi della violenza” è emersa soprattutto

la capacità del silenzio di condurre i significati, le storie, da una generazione all’altra, smentendo quindi l’idea sempre diffusa, e molto praticata, per la quale mettere a tacere qualcosa, nascondere i fatti, possa preservare dal peso delle eredità, di eventi traumatici così come di qualsiasi cosa.

L’invito dunque è di imparare a riconoscere i diversi suoni del silenzio quando è violento e lavorare affinché ne emergano finalmente parole, vissuti, riconoscimento.

La cultura del silenzio, a cura di Lia Lombardi

I silenzi della violenza, a cura di Susanna Fresko

I silenzi della violenza, a cura di Susanna Fresko (pdf)

25 novembre giornata per eliminazione della violenza contro le donne

23 novembre 2012, Casa delle Arti: il Comune di Cernusco organizza una serata di informazione e denuncia in occasione del 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Tale data è diventata il simbolo dell’atto d’accusa della società civile nei confronti del fenomeno, purtroppo ancora in crescita, della violenza sulle donne.

L’amministrazione comunale da anni si sta impegnando con iniziative e progetti e attivazioni di azioni atte a contrastare il fenomeno della violenza sulle donne.

I dati: una donna su tre, in età compresa tra i 16 e i 70 anni, è stata vittima di violenza. 102 le donne uccise in Italia nel 2012 . Il 35% delle vittime non presenta denuncia. Il 13% aveva chiesto aiuto per una situazione di stalking.

Ricordiamo il lavoro dello Sportello donna di Cernusco che in quasi quattro anni di attività ha raccolto decine di casi di donne che hanno subito violenze e maltrattamenti e supportato con interventi specialistici di psicologa e avvocato.

“La violenza sulle donne non ha tempo né confini – dichiara l’Assessora alle Politiche sociali Rita Zecchini – e non risparmia nessuna Nazione o Paese, industrializzato o in via di sviluppo che sia. Vittime e aggressori – continua l’Assessore – appartengono a tutte le classi sociali e spesso la violenza avviene all’interno delle mura domestiche”.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità – ricorda l’Assessore Zecchini – una donna su cinque ha subito nella propria vita abusi fisici o sessuali da parte di uomo. Per questo ci siamo prodigati – conclude l’Assessore – per realizzare interventi per avviare un cambiamento culturale partendo dalle giovani generazioni perché maturino la coscienza del valore intrinseco della persona e dell’importanza del rispetto reciproco in relazioni umane paritarie, ed è per questo che continueremo a lavorare con le associazioni del territorio, con le scuole e con altre istituzioni anche con l’obiettivo di realizzare percorsi formativi per gli operatori dell’accesso e della presa in carico, per operatori dell’informazione (sportelli informativi nei diversi Enti)

Ne parliamo il 23 novembre 2012 – ore 21.00, Casa delle Arti – via De Gasperi, 5
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Crediti immagine:
Self in diptych © Dana de Luca
Trovato in: http://unaltradonna.wordpress.com/

Violenza i padri ne parlano coi figli maschi?

Ma i padri ne parlano con i figli maschi? E’ la domanda con cui si apre la riflessione che Donnedioggi, il gruppo Udi di Cernusco, propone al dibattito pubblico e diffusa ai media locali il 9 novembre e che qui rilanciamo.

Eccoci qua di nuovo a parlare della violenza sulle donne , dell’ ennesima vittima , ancora di un “femminicidio”.
Ma questa volta l’episodio che ha suscitato la nostra indignazione è la telefonata di un ascoltatore di un programma radiofonico molto seguito quotidianamente e considerato di buon livello e spessore. Il programma dà spazio a chi desidera esprimere le proprie opinioni su argomenti di attualità. I conduttori di varie testate giornalistiche e di diversi orientamenti politici si alternano settimanalmente per rispondere .

Quella mattina molti ascoltatori hanno espresso l’orrore e lo sdegno per l’uccisione a Palermo di una ragazza e per il grave ferimento della sorella da parte dell’ex fidanzato.Un uomo interviene e dice che tutto questo deve finire, si devono proporre delle soluzioni , non basta esprimere la propria indignazione .
Sembra un’ottima proposta, avanzata poi da un maschio !
Ebbene , questo signore afferma che la soluzione del problema è l’educazione.

Le “donne” devono educare i loro figli al rispetto!

Il conduttore del programma si dichiara perfettamente d’accordo . Ma come, non puntualizza ? Non vi è proprio nessuna precisazione da fare ?
Le donne? Ma i ragazzi, i figli, sono figli solo delle madri? Siamo ancora fermi allo stereotipo che alle donne spetta il compito dell’educazione, del lavoro di cura?
Quando avvengono casi di gravi violenze sulle donne, non avrebbe forse più valore una discussione di un padre con un figlio maschio ?

Ma i padri ne parlano con i figli maschi?

Siamo convinte della necessità di educare le giovani generazioni e per questo il nostro gruppo UDI partecipa attivamente a progetti di sensibilizzazione dei ragazzi /e delle classi Terze medie, perché apprendano il rispetto reciproco nella relazione tra uomo e donna. Vogliamo anche sensibilizzare i docenti, proponendo esperienze già fatte, mettendoli in contatto con persone esperte .
Ma il primo, essenziale ambito di educazione è la famiglia, in cui il ragazzo vive ogni giorno.
E allora di nuovo chiediamo:
“I padri ne parlano con i figli maschi?”
Vorremmo che questa domanda suscitasse una discussione e che donne e uomini esprimessero sinceramente le proprie opinioni.
Gruppo UDI ‘Donnedioggi’ Cernusco e Martesana
donnedioggi[at]tiscali.it
 

Crediti immagine:
'Im light behind you'
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In piazza contro la tratta

Giovedi’ 18 ottobre, Giornata europea di lotta alla tratta, piazza Matteotti ha visto la presenza delle donne del Gruppo UDI ‘Donnedioggi’- Cernusco e Martesana, e di molte donne e uomini di passaggio, che si sono fermati per avere informazioni sul fenomeno della tratta di esseri umani, la moderna schiavitu’.

Sono venuti a sapere dei 21 milioni di donne e uomini, bambine e bambini , che ogni anno, nel mondo, vengono obbligati a lasciare i loro paesi principalmente per essere avviati al lavoro forzato, soprattutto al ‘lavoro’ sessuale. Infatti l’80% delle persone sottoposte alla tratta, sono donne e ragazze condotte alla prostituzione.

In poco più di un’ora e mezza sono state raccolte 129 firme, indirizzate ai ministri italiani Riccardi (cooperazione internazionale) e Cancellieri (Interni) e alla Commissaria europea Malmström, perché la lotta alla tratta diventi una loro priorità.

Amore e violenza

La storia di una donna molto giovane che si rivolge allo Sportello Donna per le difficoltà che sta vivendo nel rapporto di coppia. Teme l’abbadono più del dolore, come molte altre donne invischiate in una relazione violenta.

Giochi relazionali di forza e debolezza, incastri complementari che si autoalimentano, a volte sembrano interrompersi, ma in realtà si fermano soltanto per riprendere come e più di prima. Violenza, violenza domestica, violenza psicologica, violenza sessuale, violenza fisica, violenza economica … le facce attraverso cui si manifesta possono essere molteplici, ma gli effetti sulle donne sono, almeno inizialmente, sempre gli stessi: paura, silenzio, vergogna e negazione.

Talvolta la donna non lo ammette neanche a se stessa e costruisce una narrazione in merito alla violenza esperita, volta a giustificare il comportamento reiterato del suo uomo e la sua scelta di perdonarlo continuamente nella speranza che quella sia davvero stata l’ultima volta.

Così si presenta Manuela, una donna molto giovane che arriva al servizio Sportello Donna di Cernusco S/N, intimorita, disorientata e soprattutto molto preoccupata della possibilità che qualcuno possa scoprire che lei si sia rivolta a me, in particolare suo marito. Fatica a rivelarsi, a fornire i propri dati personali, non vuole che prenda appunti per non lasciare traccia di lei.

Solo quando si sente sufficientemente sicura che tutte le sue richieste di anonimato e riservatezza potranno essere rispettate, inizia a raccontare della sua relazione di coppia: “non è cattivo, lavora tutto il giorno per mantenerci,… poi ogni tanto quando si arrabbia…”, Manuela si blocca, cambia espressione e abbassa lo sguardo. A fatica descrive gli atti violenti che il marito agisce su di lei e subito si affretta ad aggiungere:”… poi però lui si pente,… si mette a piangere e mi chiede di perdonarlo, perché senza di me non può vivere …”.

Donne come Manuela, sembrano temere l’abbandono molto più del dolore e talvolta perfino della morte, ecco perché spesso non riescano a separasi da partner violenti o continuino a ritornare ripetutamente con loro. Spesso sono presenti in queste donne dei nuclei non risolti di dipendenza e paura della solitudine che vanno ad essere attutiti dalla relazione con il partner. La disperazione che queste donne provano quando si separano dai partner violenti non è paragonabile con nessuno stato di disagio vissuto insieme ai compagni. È come se i dolore provocato nella relazione con il partner fosse più ‘sopportabile’ rispetto a quello prodotto dalla separazione da lui.

Mettere un limite sembra proprio che sia impossibile per queste donne, è come se non avessero mai imparato a farlo, un limite alla violenza, alla sopportazione, alle richieste, al soddisfacimento dei bisogni altrui,…. Ecco allora che il primo intervento utile per loro è quello di introdurre un limite che possa garantire loro protezione e quando c’è protezione diminuisce la paura e aumenta il coraggio di rivelare e il desiderio di ritrovare se stesse.

Dr.sa Chiara Bertonati, psicologa e psicotearapueta dello Sportello donna di Cernusco S.N.

[L’immagine utilizzata per questo articolo è di Lucrezia Ruggeri, opere raccolte da oltreluna per l’iniziativa di mail-art, “Alt-ilcorpoèmio”]

Presidio in sostegno dei Centri antiviolenza

Un presidio per richiamare l’attenzione sul progetto di legge di iniziativa popolare presentato in Regione Lombardia e non ancora discusso da due anni, al fine di sostenere il lavoro dei Centri Antiviolenza della Lombardia.

10 marzo, piazza della Scala a Milano, dalle ore 14,30.

E’ la proposta della Rete dei Centri Antiviolenza della Lombardia, che vogliono sensibilizzare la stampa, l’opinione pubblica e le istituzioni sull’allarmante situazione dell’aumento di violenza sulle donne negli ultimi anni e presentare le ragioni del presidio che si terrà il 10 marzo.

Un evento di richiamo anche per le donne di Cernusco, che non è esente dal fenomeno. Lo dimostra l’esperienza dello Sportello donna, che nei suoi tre anni di attività ha accolto più di un caso.

La violenza può essere fisica, ma anche psicologica ed economica. Quando è estrema, uccide. E di violenza le donne italiane continuano a morire, nell’indifferenza generale.

Dai dati raccolti dai 16 Centri emerge che nel 2011, sebbene gli omicidi commessi in Italia sono in generale diminuiti, non si sono proporzionalmente ridotti i casi di violenza contro le donne che hanno portato alla loro morte.

Un fenomeno silenzioso ma esteso che non si può combattere unicamente con impegno e prevenzione, ma che ha bisogno di un sostegno politico ed economico, oltre che sociale.

Il femminicidio, secondo i dati raccolti, continua ad aumentare tanto che se nel 2010 le vittime sono state 127, nel 2011 se ne contano 137 e purtroppo nulla fa pensare che questo fenomeno tenderà a diminuire visto che solo nei primi due mesi dell’anno già 18 donne sono state uccise.

Per arginare questo problema uno degli strumenti a disposizione è la proposta di legge presentata dai Centri a Regione Lombardia nel 2010 e in attesa di essere approvata.

A questo riguardo Manuela Ulivi, presidente della Casa delle Donne Maltrattate ci tiene a sottolineare che oggi si sente preoccupata dal fatto che “ dopo un primo momento in cui siamo state ascoltate dalle istituzioni vediamo non è andata come ci si aspettava. L’annacquamento della nostra proposta di legge di iniziativa popolare potrebbe dare alle istituzioni la possibilità di fare la legge. Ma a quali condizioni?” e sottolinea che la proposta di legge popolare include dei punti irrinunciabili ovvero quegli articoli ” che parlano della formazione degli operatori, dell’importanza del lavoro della rete dei centri antiviolenza sul territorio e una dichiarazione di Regione Lombardia di sostegno anche economico di questa rete”.

La regione Lombardia è l’unica regione d’Italia a non avere ancora una legge su questo tema anche se a guardare i dati è più che necessario avere un quadro legislativo di riferimento.

Come illustra Mimma Carta responsabile del Cadom di Monza, infatti nel corso del 2011 le donne accolte sono state 2782 di cui 1886 italiane e 763 migranti. Comparando i dati con quelli del 2000 (1233 donne con sole 29 migranti) si evidenzia che il fenomeno è in rapido aumento. Carta sottolinea che il costo sociale causato dalla violenza sulle donne è molto ingente e non riguarda solo le spese sanitarie direttamente connesse ma le ripercussioni che la violenza causa all’interno del nucleo familiare che si manifesta attraverso la depressione, l’impossibilità di mantenere un posto di lavoro stabile e le gravissime conseguenze sui figli.

A questo proposito si segnala che i figli accolti sono stati 3039 di cui 1870. L’intervento che i centri fanno da decenni sul territorio è un patrimonio inestimabile a favore delle donne perché consente di accompagnarle lungo un percorso che le liberi definitivamente dalla sottomissione e le renda consapevoli del rischio che stanno correndo evitando che si arrivi all’omicidio come segnala Marisa Guarneri di Casa delle Donne Maltrattate “ Si è iniziato a parlare di femminicidio alcuni anni fa per fermare gli omicidi. Quello che conta è capire quando le donne sono veramente in pericolo e che le donne abbiano gli strumenti per reagire. Questo ci ha consentire di arginare delle situazioni che sarebbero diventate omicidi. I centri antiviolenza anche senza le istituzioni, hanno svolto il loro ruolo ma è un dovere delle istituzioni affrontare queste tematiche e quando si sottraggono sono complici della violenza. Le istituzioni non si devono muovere solo se aumenta il numero degli omicidi. Noi non vogliamo essere complici per cui sabato alle 14,30 saremo in piazza della Scala per manifestare in modo deciso che questa mattanza deve assolutamente finire. Ci aspettiamo che soprattutto chi ha responsabilità istituzionali sia in prima linea con noi.”

Per saperne di più sulla manifestazione contattare i numeri: Ufficio Stampa per CADMMI

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30 novembre 2010 – donne che aiutano le donne, uomini che vogliono cambiare

30 novembre 2011 Cernusco S/N – “Donne che aiutano le donne. Uomini che vogliono cambiare” è il titolo dell’iniziativa che prevede la lettura di testi interpretati dall’attrice Ida Spalla, con l’accompagnamento musicale del Gruppo strumentale C.P.S.M.:
– Lucia Zerrino, pianoforte
– Erika Zanotti e Giovanna Storti, flauti
– Marcello Donati e Augusto Casagrande, clarinetti
– Cristina Cattaneo, violoncello
– Fabio Gatti, percussioni
– Giorgio Merati, direttore
Interventi di:
Daniela Lagomarsino, Presidente Centro Antiviolenza Cerchi d’Acqua
Alessio Miceli, Presidente dell’Associazione Maschile plurale
Quando:
martedì, 30 novembre 2010, ore 21
Dove: Casa delle Arti
Via De Gasperi, 5 – Cernusco sul Naviglio
 
Locandina 30 novembre 2011 cernusco violenza donne